Quando le balene avevano le zampe: scoperto l’antenato anfibio dei cetacei

antenato anfibio dei cetacei Peregocetus balene

Un animale che cammina su quattro zampe munite di piccoli zoccoli, con il muso da coccodrillo e un corpo da lontra. Sembra la chimera di un bestiario medievale ma è una creatura realmente esistita: un antico cetaceo, precursore delle odierne balene, “anfibio” in quanto capace di nuotare e anche di camminare. Il suo scheletro fossile è stato ritrovato a Pisco Basin, sulle coste del Perù, ed è il più antico ritrovamento di un cetaceo nel Pacifico, nell’emisfero Sud e in tutte le Americhe. Età stimata: 42,6 milioni di anni. Altro record: è lo scheletro di cetaceo quadrupede più completo al mondo ritrovato fuori da India e Pakistan, area di origine dei cetacei. Qui infatti sono stati ritrovati in gran numero i fossili dei più antichi protocetacei quadrupedi. A scoprire questo antenato anfibio dei cetacei è stato un team di ricerca internazionale di cui fanno parte due italiani: Giovanni Bianucci, paleontologo dell’Università di Pisa e Claudio di Celma, geologo dell’Università di Camerino. Il fossile, battezzato dai suoi scopritori Peregocetus pacificus, è stato presentato sulle pagine di Current Biology.


Peregocetus pacificus, l’antenato anfibio dei cetacei

Il Peregocetus pacificus era lungo 4 metri ed era del tutto adatto sia a camminare sia a nuotare. A indicare questa sua natura anfibia sono diverse caratteristiche dello scheletro. La forma del bacino, delle vertebre sacrali e degli arti, e anche la presenza di piccoli zoccoli sulle dita fanno pensare che questo antenato dei cetacei fosse in grado di camminare. D’altra parte la forma della coda e delle dita allungate, probabilmente palmate, gli permettevano di nuotare con facilità.

“Sfortunatamente non abbiamo trovato l’ultima vertebra della coda, dunque non possiamo dire se questo antenato anfibio dei cetacei avesse una pinna caudale fatta come quella delle balene e dei delfini di oggi”, racconta Olivier Lambert dell’Istituto Reale di Scienze Naturali del Belgio, primo autore dello studio. “L’anatomia della prima vertebra della coda,
però, ricorda quella dei mammiferi anfibi: come lontre e castori, usava la coda come propulsore”. Abile nuotatore, il Peregocetus cacciava in acqua e si nutriva di grossi pesci, come hanno ipotizzato i ricercatori analizzandone la mandibola e l’affilata dentatura.
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Lo scheletro del Peregocetus pacificus. Crediti immagine: Lambert et al./Current Biology

Le rotte dei cetacei a quattro zampe

Il fossile aggiunge un tassello importante all’albero evolutivo dei cetacei e permette di ricostruire la loro diffusione nelle Americhe. Riportato alla luce dopo 42,6 milioni di anni, il Peregocetus si colloca a metà tra i primi protocetacei quadrupedi come il Maiacetus, che scorrazzava in Pakistan 47 milioni di anni fa, e specie più recenti e completamente acquatiche come il Georgiacetus, ritrovato in Nord America e risalente a 40 milioni di anni fa. La scoperta di questo antenato anfibio dei cetacei è dunque cruciale per capire come e in quali forme questi animali si siano diffusi nelle Americhe dopo aver raggiunto l’Africa dall’Oceano Indiano.

La diffusione dei cetacei. Crediti immagine: Lambert et al./Current Biology

Sono due infatti le ipotesi che spiegano come i cetacei siano arrivati nelle Americhe: una rotta che passa dalla Groenlandia verso il Nord America, l’altra che dal Sud Africa conduce al Sud America. La scoperta dell’antenato anfibio dei cetacei sembra dare ragione a quest’ultima ipotesi: “Alla metà dell’Eocene”, spiega Lambert, “la distanza tra Africa e Sud America era la metà di quella di oggi e le correnti superficiali andavano dall’Africa all’America. Queste circostanze avrebbero permesso agli antenati del Peregocetus di attraversare l’Atlantico del Sud”. Toccata terra, gli animali avrebbero facilmente potuto raggiungere le coste peruviane (all’epoca le due parti del contente americano erano ancora separate dal mare) e diffondendosi in tutto il Nord America, dove i discendenti di Peregocetus avrebbero sviluppato la tipica coda a due lobi sfoggiata da balene e delfini ancora oggi.

Riferimenti: Current Biology

Crediti immagine: Alberto Gennari

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