Contro la resistenza antibiotica gli scienziati cercano alleati da tempo e oggi potrebbe essercene uno inaspettato: il cannabidiolo o Cbd, composto non psicoattivo della marijuana. In test di laboratorio e in vivo, il cbd ha eliminato tutti i ceppi di batteri gram-positivi testati, tra cui il famigerato stafilococco aureo, responsabile di infezioni serie come la polmonite. Un effetto mai osservato: la ricerca dell’Istituto di Bioscienza Molecolare (Imb) dell’Università del Queensland, non ancora pubblicata e presentata al congresso annuale dell’American Society for Microbiology a San Francisco, apre così un nuovo filone in un campo di ricerche, in grande crescita, che si occupa degli effetti promettenti – alle volte solo promettenti – del cannabidiolo. Una sostanza che è anche responsabile dell’effetto rilassante ma non psicotropo della cannabis light (a basso contenuto di thc) fino a poche settimane fa legalmente venduta in Italia e ora presa di mira dal Ministro degli Interni Matteo Salvini e e da una sentenza della Corte di Cassazione.
Efficace contro streptococco e stafilococco
Negli Stati Uniti, il cannabidiolo è autorizzato dalla U.S. Food and Drug Administration per il trattamento dell’epilessia e numerose ricerche hanno indagato i uoi possibili effetti su ansia, panico e e anche processi infiammatori. Ora, per la prima volta, il Cbd viene preso in considerazione come potenziale antibiotico. I ricercatori lo hanno testato su alcuni ceppi batterici gram-positivi, per esempio lo streptococco che causa la polmonite, l’enterococco faecalis che causa infezioni alle vie urinarie ed è resistente a penicillina e vancomicina, e lo stafilococco aureo, da cui si sono sviluppati ceppi resistenti all’antibiotico meticillina. Il cannabidiolo si è dimostrato letale anche dopo 20 giorni, periodo di tempo in batteri possono sviluppare resistenza. E ha funzionato anche in vivo: applicato localmente, ha curato con successo le infezioni cutanee nei topi.
Cbd, dalla scoperta alla terapia il passo è lungo
“La combinazione dell’attività antimicrobica con gli effetti anti-infiammatori ben documentati del cannabidiolo, documentati e sicuri per l’uomo, è particolarmente attraente”, dice Mark Blaskovich del Centre for Superbug Solutions dell’Imb e a capo del team di ricerca. Ma il cammino come antibioti alternativo è ancora lungo per il Cbd, che ha dimostrato solo di essere efficace se applicato localmente. Siamo ancora lontani dalla possibilità di una terapia per via orale che possa trattare infezioni sistemiche, come la polmonite. Inoltre, il cannabidiolo non funziona su un’altra categoria di batteri, i batteri gram-negativi, alcuni dei quali hanno messo l’Oms in allarme per la loro resistenza antibiotica. Insomma, la strada per le ricerche sugli effetti antibiotici del Cbd è aperta ma ancora lunga.