A spasso nel Mesozoico

    A chi non piacerebbe salire sulla macchina del tempo e magari viaggiare indietro fino a vedere la Terra decine di milioni di anni prima della comparsa dell’essere umano? Dal quattro ottobre, almeno per gli abitanti del Regno Unito, sarà un sogno a portata di telecomando. Avrà infatti inizio Walking with Dinosaurs (a spasso coi dinosauri) una serie di documentari prodotti dalla Bbc sull’era Mesozoica, quella che tra 248 e 65 milioni di anni fa è stata il regno di questi animali meravigliosi e spaventosi. Creature che,nonostante i numerosi fossili che ce li hanno fatti conoscere, conservano ancora molti dei loro misteri. E se i dinosauri sono i protagonisti indiscussi di questa serie televisiva, la Bbc non dimentica di mostrarci anche gli altri animali che hanno vissuto con questi giganteschi rettili.

    Finora i dinosauri ci sono stati presentati più che altro come “macchine assassine”, sempre a caccia di prede da sbranare. La grossa sfida della Bbc è invece mostrare agli spettatori come vivevano veramente. Un vero e proprio documentario, insomma, che porterà il pubblico a visitare il loro mondo e a vedere come mangiavano, come cacciavano, come si accoppiavano e come allevavano i loro piccoli.

    Il problema, però, è stato filmare animali che si sono estinti 65 milioni di anni fa. Ci sono voluti due anni di ricerca, la consulenza di più di 200 scienziati e l’intenso lavoro di un team di esperti di grafica agli studi Framestone di Londra. Per la verità, che la computer-grafica fosse in grado di “resuscitare” questi fantastici rettili lo aveva già dimostrato Steven Spielberg con i suoi Jurassic Park. Ma in questo caso bisognava farlo conservando anche il rigore di un documentario scientifico, tenedo conto di tutte le conoscenze paleontologiche più recenti. Per esempio: qual’era il vero comportamento dei dinosauri? O il loro colore?

    Galileo ha girato le domande a Tim Haines, regista del programma. “Ovviamente possiamo solo cercare di immaginare quale fosse il comportamento dei dinosauri. Dopo un anno di ricerche e consulenze con i paleontologi siamo arrivati a un compromesso tra una buona supposizione e un po’ di immaginazione”. Haines ha usato quella che lui stesso definisce una logica creativa: prima di tutto ci si basa su tutto ciò che i paleontologi riescono a dedurre dai reperti. Per esempio, si riesce a stabilire la velocità e l’andatura dell’animale a partire dalla morfologia dello scheletro e dalle impronte delle zampe pietrificate sul terreno e giunte fino a noi. Le ferite trovate sugli scheletri dei dinosauri erbivori o di piccole dimensioni permettono di risalire al predatore che li ha attaccati. O ancora, studiando la forma dei denti e delle mandibole dei predatori e osservando le impronte dei morsi che hanno lasciato sulle prede si riesce a capire in che modo uccidessero e mangiassero.

    Forti di queste nozioni si osservano poi gli animali che popolano la terra ora, soprattutto quelli più vicini ai dinosauri: i coccodrilli e gli uccelli. La maggor parte dei coccorilli e degli uccelli cura la propria prole e mostra un’intensa vita sociale. Alcune recenti scoperte come i resti di vere e proprie colonie di nidi, hanno dimostrato che anche molte specie di dinosauri “coccolavano” i loro piccoli e che molti di essi vivevano in branchi. Anche per il colore si è proceduto in maniera simile. “I mammiferi di grandi dimensioni sono in genere di colore smorto”, continua Haines, “ma sappiamo anche che la maggior parte di essi vede solo in bianco e nero e dunque non ha sviluppato livree multicolori. I coccodrilli e gli uccelli invece distinguono i colori, per cui ci è sembrato logico dare colori sgargianti ad alcuni dei nostri dinosauri”.

    Ma la difficoltà dell’impresa non finisce qui: una volta ricostruito l’aspetto e il comportamneto delle antiche creature, bisogna inserirle nel loro ambiente. “Trovare le zone adatte per filmare è stato il compito più duro in assoluto”, confessa Haines. Se infatti i dinosauri sono solo dei personaggi virtuali, lo sfondo è stato invece filmato realmente. E qui una buona conoscenza di paleobotanica è fondamentale.

    Molte piante che oggi sono assai diffuse non erano ancora state create dall’evoluzione. “I dinosauri non hanno mai visto l’herba”, afferma Haines. La comunissima erba, per esempio, compare solo nell’era Cenozoica, quella successiva al Mesozoico. Anche I fiori non erano ancora comparsi: i primi sono sbocciati sulla Terra soltanto verso la fine dell’era Mesozoica. La flora era dunque completamente diversa da quella che conosciamo oggi. La squadra di Haines ha dovuto scovare le rare isole di vegetazione primitaiva giunte fino ai giorni nostri. Paesi come il Cile, la Nuova Zelanda e la Tasmania ospitano ancora qualche specie antica, veri e propri fossili vegetali viventi: le felci arboree, le cicadas, il Ginko Biloba o antiche specie di conifere, come l’Auraucaria. Un lavoro duro, ma Haines non si lamenta poi troppo. Anche perché, ammette, “questa ricerca mi ha portato a vedere alcuni dei posti più belli del mondo”.

    “Come produttore sono estremamente felice dei risultati ottenuti e spero che anche per gli scienziati i nostri documentari siano stimolanti ed eccitanti”. Ma se si potesse veramente tornare indietro nel tempo, quale dinosauro le sarebbe piaciuto filmare? “A dire la verità sono contento di non dover tornare veramente nel passato: sarei sicuramente stanato e inseguito da animali che possono correre decine di volte più veloci di me. Non era proprio il posto adatto per un mammifero”.

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