Vivono accanto agli esseri umani da circa 15 mila anni. Da quando, cioè, i nostri antenati in Asia orientale hanno addomesticato i primi lupi. A partire da quell’epoca, i cani si sarebbero diffusi attraverso tutto il continente asiatico ed europeo e avrebbero fatto il loro ingresso in terra americana, al seguito degli umani, tra i 12 e i 14 mila anni fa. Sono queste le conclusioni di tre studi sulle origini del cane pubblicati su Science. Peter Savolainen del Royal Institute of Technology di Stoccolma, che ha coordinato la prima indagine, ha analizzato campioni di Dna presi da cani dell’Asia, dell’Europa, dell’Africa e dell’America artica, scoprendo che quasi tutti condividevano lo stesso patrimonio genetico, ad eccezione di quelli nativi dell’Asia orientale. Segno, secondo Savolainen, che qui hanno vissuto i primi cani domestici (a differenza di quanto ritenuto finora e cioè che il loro luogo d’origine fosse il Medio Oriente). Il secondo team di ricercatori, guidato da Carles Vilà, dell’università di Uppsala (Svezia) ha comparato le sequenze di Dna dei quadrupedi che vivevano nel vecchio mondo con quelli nel nuovo. Così è emerso un antenato comune, ma anche in questo caso, con un’eccezione. Un certo gruppo di sequenze appartenenti ai cani latino americani, infatti, non corrispondeva al Dna di alcuna razza attuale, a testimonianza del fatto, secondo gli studiosi, che i colonizzatori europei non usarono cani del sud America per creare le razze che conosciamo oggi. Infine, il terzo studio, ha appurato che, più dei lupi e delle scimmie, i cani riescono a interpretare con straordinaria abilità i segnali umani. Una capacità che sarebbe emersa, secondo Brian Hare, del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology (di Leipzig in Germania), che ha coordinato la ricerca, proprio durante il processo di addomesticamento. (d.d.v.)