Nella notte fra il 12 e il 13 gennaio 2003 partirà dalla Guyana francese la missione spaziale Rosetta. Obiettivo: entrare nell’orbita della cometa Wirtanen e inviare sulla sua superficie un robot in grado di fare misure e raccogliere campioni. L’impresa, promossa dagli enti spaziali di vari stati europei (fra i quali l’Italia) e dall’Esa (European Space Agency), fornirà informazioni sulle origini del sistema solare. Infatti, le comete sono “oggetti primordiali”, che, trovandosi per lunghi tratti delle loro orbite in aree lontane dal sole, hanno subito una limitata differenziazione chimica e fisica dei nuclei atomici che le costituiscono. In altre parole, sono costituite da materia molto simile a quella che costituiva la nebulosa a partire dalla quale si è formato il sistema solare. Di qui il nome della missione: come la decifrazione della stele di Rosetta consentì la conoscenza dell’antico Egitto, così questa impresa permetterà l’indagine del sistema solare primitivo. E potrebbe aiutare a risolvere questioni come l’origine della vita sulla terra: secondo alcune teorie ed osservazioni, infatti, le molecole organiche complesse presenti nel ghiaccio delle comete, “seminate” sul nostro pianeta in seguito alle collisioni con questi corpi spaziali, avrebbero dato il via all’evoluzione biologica. Per avere i primi risultati bisognerà attendere il 2011. Solo allora, dopo le complicate manovre necessarie per entrare nell’orbita della cometa, verrà inviata la sonda per le analisi superficiali. Le tecnologie utilizzate sono all’avanguardia, e molte sono state prodotte da aziende e università italiane. Ad esempio, i pannelli solari che alimenteranno l’apparato, in grado di funzionare anche alle temperature e alle luminosità bassissime dello “spazio profondo” (circa 450 milioni di chilometri dalla terra), laddove si pensava che l’unica fonte di energia utilizzabile fosse quella nucleare. Oppure la trivella per estrarre i campioni dalla superficie della cometa, il pezzo più raffinato di tutta l’apparecchiatura. (m.ca.)