Ancora dubbi sui primi segni di vita dell’Universo

L’esistenza di onde gravitazionali primordiali nella radiazione cosmica di fondo era stata acclamata come la scoperta del secolo. Quanto rivelato dagli scienziati del progetto BICEP2 al Polo Sud infatti era (o meglio sarebbe stata, è il caso di dire) una prova alla teoria del Big Bang e a quella dell’inflazione. Una scoperta insomma da far storia nella cosmologia, ma che da subito è stata messa in discussione per la possibile presenza di artefatti prodotti dalla polvere galattica che avrebbero falsato i risultati o addirittura spiegarli del tutto. Nuovi dubbi sulla scoperta arrivano infatti anche dai dati del satellite Planck dell’Esa.

Proviamo a riassumere cosa era successo. La teoria dell’inflazione prevede che appena dopo il Big Bang, in una frazione infinitesima di secondo, l’Universo abbia sperimentato un’espansione accelerata. Durante questo processo le onde gravitazionali prodotte da questa rapida espansione avrebbero dovuto lasciare un segno nella radiazione cosmica di fondo, la radiazione elettromagnetica prodotta dalla grande esplosione, la luce dell’Universo primordiale. Il team di BICEP2 sosteneva di aver osservato proprio questi segni (tecnicamente delle polarizzazione della radiazione cosmica di fondo).

I segnali osservati però possono essere generati anche dalla polvere della Via Lattea, o meglio che andrebbero liberati di questo rumore per essere certi di non confondersi. Un lavoro, scrive la Bbc, fatto anche dal team di BICEP2, che mancava però dei dati relativi alla polvere galattica compilati da Planck che ha avuto accesso invece a una mappa più chiara del cielo a microonde sopra l’Antartide. E secondo il satellite dell’Esa nella porzione di spazio guardata da BICEP2 c’è più polvere di quanto creduto. Il che equivale a dire che i primi vagiti dell’Universo potrebbero essere in realtà solo un abbaglio prodotto dalla polvere galattica, secondo i dati di Planck che hanno permesso di analizzare le caratteristiche di polarizzazione della polvere galattica (il lavoro su arXiv).

Potrebbe” e non “è” perché l’errore sui segnali di Planck, come spiegano gli esperti sono ancora alti, e per avere un quadro più preciso sarà necessario analizzarli insieme a quelli di BICEP2.

Via: Wired.it

Credits immagine: Esa

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