Le falde acquifere contaminate dall’uranio potrebbero essere purificate dall’azione di un batterio. È quanto sostiene un team di ricercatori statunitensi guidati da Robert Anderson dell’università di Massachusetts Amherst. La ricerca, sponsorizzata dal Dipartimento per l’Energia statunitense, ha ideato un modo per trasformare uranio solubile in uranite insolubile, tramite un batterio chiamato Geobacter. L’uranite è un ossido dell’uranio, che in natura si ottiene dal decadimento dell’uranio stesso. Dal colore nero metallico è ancora fortemente radioattivo, ma non essendo più idrosolubile non può contaminare la falda acquifera. Il Geobacter era già noto per la sua capacità di metabolizzare il ferro. Successivamente nel 1991 si scoprì che il suo metabolismo funzionava anche per l’uranio. Ora l’équipe di Anderson è riuscita a stimolare la crescita di colonie di questi batteri iniettando acetato in una falda contaminata. L’acetato, infatti, è uno dei nutrienti principali del Geobacter, che è presente in natura solitamente in piccole quantità. Dopo 50 giorni è stato osservato una riduzione del 70 per cento della quantità di uranio, convertito in uranite. Grazie a questi risultati si può immaginare un’applicazione in tempi brevi della ricerca. (si.t.)