Non è stato facile: ci sono voluti infatti 4 anni di ricerche e 17 ricercatori, appartenenti a 6 gruppi provenienti da 2 paesi europei, ma oggi sappiamo qualcosa di più sulla genesi della Còrea di Huntington, una grave malattia neuro-degenerativa per cui attualmente non esiste nessuna cura. Merito di uno studio coordinato da Elena Cattaneo, dell’Università degli Studi di Milano che ha permesso di realizzare una mappa molecolare e funzionale che caratterizza la maturazione dei neuroni dello striato, la regione del cervello che degenera nella malattia. I risultati, apparsi su Nature Neuroscience, potrebbero aiutare in futuro a sviluppare in laboratorio nuovi neuroni, con cui rimpiazzare quelli danneggiati dalla malattia.
Nelle fasi precoci dello sviluppo del cervello le cellule staminali sono localizzate infatti in una zona che circonda i ventricoli cerebrali. Quelle che genereranno i neuroni striatali umani presentano un preciso codice molecolare identificativo, che si modifica, raggiungendo una nuova conformazione, o “impronta molecolare”, quando si allontanano dalla zona per popolare lo striato. Un terzo codice identificativo viene acquisito infine nel momento in cui le cellule raggiungono la zona dello striato dove risiederanno definitivamente.
Nel nuovo studio, i ricercatori hanno potuto seguire per la prima volta queste tre fasi del percorso partendo da embrioni umani di 2 settimane, e seguendone lo sviluppo fino a 22 settimane di vita fetale. In questo modo sono state raccolte informazioni preziose sulla loro genesi, progressione, e maturazione, che potranno ora essere usate per cercare di sviluppare nuovi approcci terapeutici contro la Còrea di Huntington.”Ora possiamo “aggiungere” queste informazioni alle cellule staminali in vitro al fine di indurle a generare neuroni striatali il più possibile simili a quelli che abbiamo nel nostro cervello”, spiega Cattaneo. “Bisogna sempre insistere sulla conoscenza. In laboratorio sono in corso 20 progetti paralleli sull’Huntington, utilizzando ogni strategia razionale che sia stata positivamente valutata. Le cellule staminali sono una strada. Come per molti altri laboratori seguiamo più strade contemporaneamente. Non possiamo basarci su una sola”.
Un risultato importante, che, ricorda Cattaneo, sottolinea la necessità di maggiori investimenti nel campo della ricerca. “La mia preoccupazione sta nel fatto che il nostro Paese sembra avere abdicato al dovere di perseguire e investire in conoscenza in tutte le sue forme”, conclude infatti la ricercatrice. “Se pensiamo alla ricerca, non c’è più un singolo bando dedicato alla ricerca di base. E’ drammatico. Questi sono invece essenziali per costruire i primi passi di tante nuove linee di ricerca che possono domani essere competitive nella sfida europea e mondiale dei bandi internazionali. E sono essenziali per gli scienziati che cominciano ora, affinché possano costruirsi una credibilità scientifica e quindi essere chiamati a partecipare come partner a questi grandi progetti europei, invece di vedere reclutati sempre i giovani trentenni tedeschi o inglesi. Senza fondi nazionali per la ricerca di base si distrugge la nostra possibilità di competere con le élites mondiali nella formazione della conoscenza. E non riusciamo a riconquistare i fondi europei come invece potremmo”.
Riferimenti: Molecular and functional definition of the developing human striatum; Marco Onorati, Valentina Castiglioni, Daniele Biasci, Elisabetta Cesana, Ramesh Menon, Romina Vuono, Francesca Talpo, Rocio Laguna Goya, Paul A Lyons, Gaetano P Bulfamante, Luca Muzio, Gianvito Martino, Mauro Toselli, Cinthia Farina, Roger A Barker, Gerardo Biella & Elena Cattaneo; Nature Neuroscience doi:10.1038/nn.3860
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