Quando c’è una glaciazione, ciascun emisfero si comporta in modo specifico: se, per esempio, si forma una calotta in Antartide, non è detto che in Groenlandia succeda altrettanto. Che i cicli climatici a ricorrenza millenaria del Quaternario (gli ultimi 2.6 milioni di anni) siano completamente sfasati tra i due emisferi è un dato di fatto che per altro ha complicato notevolmente la vita ai paleoclimatologi (vedi Galileo, L’altalena dei poli). Ma uno studio pubblicato su Science mostra però che a volte l’avanzata e il successivo ritiro dei ghiacci ai due poli può avvenire in perfetta sincronia: è questo il caso del Last Glacial Maximum (LGM), il picco più rigido dell’ultima glaciazione, avvenuto circa 20 mila anni fa. Le prove sono contenute in alcuni campioni di ghiaccio prelevati sulle coste dell’Antartide, analizzati da Michael E. Weber dell’Università di Colonia, in collaborazione con i colleghi della Harvard University e dell’Oregon State University.
La storia delle alternanze glaciali-interglaciali può cambiare a seconda del luogo in cui questa viene registrata. Anche se i cicli glaciali “propriamente detti” – che si susseguono regolarmente ogni 100 mila anni – sono un fenomeno esteso a livello globale, gli effetti del raffreddamento (in cui rientrano le calotte polari) sono influenzabili da ritardi locali. Partendo da questo, per i ricercatori è stata una sorpresa scoprire che, durante il LGM, le calotte dei due emisferi sono state una lo specchio dell’altra.
Fino a oggi, il ritiro dei ghiacci antartici era fatto iniziare a circa 30 mila anni fa. Carotando sedimenti nel Mare di Weddel (il golfo che dà sull’oceano Atlantico, nell’Antartide), i ricercatori si sono imbattuti in una successione di varve, ossia un’alternanza di lamine deposta negli specchi d’acqua al fronte di un ghiacciaio. Il passo successivo è stato dimostrare che le varve, “impacchettate” dentro uno spessore sedimentato in mare aperto, testimoniavano il periodo in cui le propaggini galleggianti della calotta antartica avevano raggiunto la loro massima estensione (il cosiddetto LGM “locale”). Con il metodo del carbonio-14 (applicato alla materia organica presente nelle varve), i ricercatori sono riusciti a datare l’evento in un intervallo compreso tra i 29 e i 19 mila anni fa. Un risultato sorprendente, visto che il LGM delle calotte boreali copre lo stesso intervallo.
Secondo gli scienziati all’origine di questa “sinronizzazione” ci sarebbero gli oceani. Il forte raffreddamento, infatti, avrebbe inizialmente ingrossato il volume dei ghiacci boreali, causando l’abbassamento – repentino – del livello marino globale. La striscia di continente antartico lasciata scoperta dalle acque avrebbe poi consentito anche alla calotta australe di avanzare. Durante la successiva fase di riscaldamento invece, la puntuale risalita del livello del mare avrebbe fatto regredire i ghiacci dei due emisferi nuovamente di pari passo.
Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1209299
Credits immagine: Michael Weber