Altezza mezza bellezza, dice un proverbio popolare. Ci si può credere o meno, per la scienza, però, la relazione certa è un’altra: quella tra altezza e rischio cancro. A confermare l’ipotesi che per le persone di maggior statura il rischio di tumore sia più alto sono i risultati di uno studio pubblicato su Procedings of Royal Society B da un team di ricercatori dell’Università della California di Riverside guidato dal biologo Leonard Nunney, che indica anche la probabile causa del fenomeno: le persone alte hanno più cellule, e dunque una maggiore probabilità statistica che una di queste possa impazzire, e trasformarsi in una cellula tumorale.
Altezza e rischio cancro: conta il numero di cellule?
L’idea di un collegamento tra altezza e rischio cancro d’altronde non è nuova. Diverse ricerche hanno mostrato che nelle persone più alte il rischio di ammalarsi di cancro è maggiore: circa il 10% in più per ogni 10 centimetri. Tuttavia, non era mai stato chiarito se il fenomeno sia legato al maggior numero di cellule presenti nei corpi di maggior statura, a un maggiore tasso di divisione cellulare, oppure ad altri fattori, per esempio di tipo ormonale, o riguardanti l’alimentazione o altri elementi che possono influenzare la crescita.
Tra quelle elencate, la spiegazione che tira in ballo il numero di cellule probabilmente è la più semplice e diretta, ma si scontra con un altro fatto noto: uomini, topi, ed elefanti, a parità d’età, hanno pressappoco la stessa probabilità di sviluppare il cancro. E perché questo si può rivelare un problema, è presto detto. Il modello che spiega l’origine dei tumori (carcinogenesi a multifase) prevede che con il tempo (e con ogni successiva divisione cellulare) nel Dna di una cellula si accumulino una serie di mutazioni che ne alterano l’equilibrio. Quando una di queste è una mutazione cancerogena, il risultato è che la cellula non muore quando dovrebbe, e inizia piuttosto a moltiplicarsi in maniera incontrollata. A parità di condizioni, si tratta di un rischio puramente statistico, legato al numero di cellule e alle divisioni cellulari a cui vanno incontro. Gli animali più grandi e longevi, come gli elefanti, dovrebbero quindi rischiare maggiormente di ammalarsi si cancro. Eppure, questo non succede. Come mai?
La risposta a questo apparente paradosso, noto come paradosso di Peto, si ritiene arrivi direttamente dai meccanismi dell’evoluzione: per ridurre questo rischio nelle specie più grandi e longeve la selezione naturale ha spinto verso la formazione di appositi meccanismi di difesa. Gli elefanti, per esempio, hanno più copie di un soppressore tumorale, il retrogene TP53 (40 contro le due degli esseri umani). Nella specie umana, invece, alcuni cancri per svilupparsi richiedono molte più mutazioni rispetto a quanto capiti nei topi.
Ma cosa succede – si è chiesto Nunney – se si prendono in considerazioni le variazioni di dimensioni all’interno della stessa specie? In questo caso, il genoma – e quindi la qualità dei meccanismi di difesa contro il cancro – è più o meno lo stesso per tutti, e quindi i rischi legati a un maggior numero di cellule dovrebbero tornare a farsi notare. È da qui, dunque, che prende il via il nuovo studio.
Cosa dice lo studio
I ricercatori dell’Università della California di Riverside hanno raccolto i dati di quattro grandi studi che avevano monitorato, per anni, lo stato di salute di centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. Hanno estratto le informazioni relative ad altezza e incidenza di tumori, e messo a confronto previsioni e dati reali.
Nunney ha lavorato a partire da due ipotesi: che esista una relazione diretta tra altezza e rischio cancro, e che il rischio di cancro aumenti in modo simile per tutti i tipi di tumore (perché una maggiore altezza corrisponde una maggiore dimensione degli organi). Considerando una variazione di statura 10 cm rispetto alla media, di 175 cm per gli uomini e 162 cm per le donne, i suoi calcoli mostrano un aumento del rischio per tutti i tipi di tumore dell’11% negli uomini e del 13% nelle donne. E i dati reali cosa dicono? Tenuto conto di fattori di rischio come obesità, fumo e predisposizioni genetiche, i dati mostrano un aumento del rischio con l’altezza del 9% negli uomini e del 12% nelle donne. I dati quindi sono abbastanza consistenti con le previsioni. Ma vale per tutti i tumori? No, solo per 18 tipi su 23.
Nel caso del melanoma, ad esempio, il rischio per le persone alte è maggiore di quanto emerge dai calcoli teorici. Mentre per il tumore al polmone i dati non mostrano affatto una correlazione con l’altezza. Le possibili spiegazioni ovviamente sono moltissime: gli organi hanno tassi di divisione cellulare diversi, ad esempio, ed esistono moltissimi fattori di rischio che possono contribuire a mascherare la presenza di una correlazione. Almeno per ora, dunque, la questione rimane aperta. Fermo restando che con i risultati del nuovo studio, il legame tra altezza, numero di cellule in un organismo e tumori è sempre più certa. “Servono sicuramente altri dati e altri studi, tuttavia questi dati mostrano un effetto diretto del numero di cellule sul rischio tumori. Questa dovrebbe essere l’ipotesi zero”, scrive Nunney nel suo studio, “cioè l’ipotesi da validare o smentire e con la quale dovrebbero essere confrontati i tutti i dati, prima di prendere in considerazione altri fattori esterni”.