“Ciao, Fido”. “Buongiorno, dottor Rossi”. Frasi evidentemente rivolte a interlocutori diversi. Addirittura di specie differenti. Che eppure, secondo uno studio di imaging cerebrale appena pubblicato dai ricercatori della Eötvös Loránd University su Current Biology, reagiscono più o meno allo stesso modo. Gli scienziati hanno infatti scoperto una sorprendente somiglianza tra esseri umani e cani nell’elaborazione dei suoni e delle emozioni. Proprio come noi, i cani sembrano possedere sistemi cerebrali dedicati a processare la voce e comprenderne ilcontenuto emotivo. E, probabilmente, i nostri amici a quattro zampe non sono gli unici a farlo: “Pensiamo che l’essere umano, in realtà”, spiega Attilia Andics, coordinatore della ricerca,“condivida questa funzione con molti altri mammiferi”.
Per studiare questa somiglianza, i ricercatori hanno addestrato sei golden retriever e cinque bordier collie a distendersi senza muoversi in uno scanner per la risonanza magnetica funzionale (fMri), uno strumento in grado di rilevare cambiamenti nel flusso di sangue che affluisce al cervello, segnali considerati buoni indicatori dell’attività cerebrale (a tal proposito, gli scienziati specificano di non aver forzato alcun animale: quelli che si mostravano reticenti sono andati via liberamente). All’interno dello scanner, ciascuno dei 15 cani – e un gruppo di confronto di 22 esseri umani – hanno ascoltato 200 registrazioni di suoni umani e canini, tra cui lamenti, pianti, risate e guaiti. Come ci si aspettava, le aree di elaborazione vocale degli esseri umani reagivano in maggior misura alle voci umane e quelle dei cani ai suoni canini: i ricercatori hanno notato, inoltre, che in entrambe le specie le attività delle aree cerebrali coinvolte cambiavano in modo simile in relazione al tono emozionale del suono ascoltato.
Nei cani, comunque, le aree di elaborazione dei suoni reagivano anche a suoni non vocali, mentre negli esseri umani erano sensibili solo alle voci – il che, commenta Wired.com, potrebbe essere legato al “percorso evolutivo squisitamente sociale della nostra specie”. Gli animali, inoltre, sembravano essere leggermente più sintonizzati con la voce umana rispetto a quanto le persone lo fossero con i suoni canini. Una possibile spiegazione potrebbe essere la lunghissima familiarità delle due specie: cani ed esseri umani si frequentano da oltre 15mila anni, il che ha reso gli animali particolarmente sensibili alla voce dei loro amici a due zampe. Tra l’altro, speculano gli scienziati, è probabile che la caratteristica scoperta abbia radici evoluzionistiche molto profonde, risalenti addirittura a un antenato comune di cani ed esseri umani, vissuto presumibilmente 100 milioni di anni fa: “È una questione estremamente interessante”, conclude Andics, “e abbiamo intenzione di studiarla più a fondo”.
Via: Wired.it
Credits immagine: Borbala Ferenczy