Le infezioni fungine possono portare a una miriade di conseguenze, dall’asma alla sepsi. Ma l’elenco delle patologie potrebbe allungarsi e comprendere malattie neuro-degenerative come l’Alzheimer, il Parkinson e la sclerosi multipla. A riferirlo è un recente studio del Baylor College of Medicine (Texas), pubblicato su Nature Communications, che ha scoperto come un fungo comune, la Candida albicans, può penetrare nel cervello dei topi, causando effetti (come danni alla memoria) molto simili a quelli osservati nella malattia dell’Alzheimer.
Le infezioni fungine raggiungono il cervello
Le infezioni fungine che causano le allergie delle vie aeree e la sepsi sono state associate da alcuni studi a un rischio più elevato di demenza. Per verificare questa relazione, i ricercatori hanno iniettato nel flusso sanguigno di alcuni topi la Candida albicans. Nelle successive osservazioni, il team ha scoperto qualcosa di davvero sorprendente: il fungo era riuscito ad attraversare la barriera emato-encefalica, che ha la funzione di proteggere il tessuto cerebrale dagli elementi nocivi presenti nel sangue. Inoltre, una volta superata questa barriera, il fungo è stato in grado di innescare una risposta infiammatoria nel cervello, che a sua volta ha portato alla formazione di strutture di tipo granulare e a un temporaneo deficit di memoria.
Somiglianze con l’Alzheimer
“Non pensavamo che il fungo sarebbe riuscito a entrare nel cervello”, dice l’autore dello studio, David B. Corry, professore di immunologia del Baylor College of Medicine. “E ci siamo accorti che, una volta superata la barriera emato-encefalica, il fungo ha innescato l’attività delle cellule della microglia, che hanno una funzione immunitaria. Inoltre, queste cellule hanno prodotto alcune strutture di tipo granulare che hanno molte peculiarità in comune con le placche amiloidi caratteristiche della malattia di Alzheimer”. I ricercatori hanno osservato che, mentre le strutture granulari indotte dai funghi (Figg) si formavano, all’interno del cervello si accumulavano precursori della proteina beta amiloide, fenomeno, questo, che rappresenta una delle firme dell’Alzheimer.
Nell’arco di 10 giorni, la microglia è riuscita a sconfiggere l’infezione, ma è rimasta attiva fino a ventuno giorni dopo. I ricercatori si sono inoltre accorti che l’infezione alterava momentaneamente la memoria dei topi, ritornata normale una volta scomparsa l’infezione.
“Questi risultati suggeriscono che il ruolo svolto dai funghi va ben oltre le malattie allergiche o la sepsi”, ha concluso Corry. “E’ possibile che, in alcuni casi, anche i funghi possano essere coinvolti nello sviluppo di malattie neuro-degenerative croniche come l’Alzheimer, il Parkinson e la sclerosi multipla”.
Riferimenti: Nature Communications
Crediti immagine: Candida albicans; Wikipedia Commons