Caro Pietro,
Ci sono cose che, per quanto reali, sono e restano incredibili. La tua morte è una di queste. Improvvisa, inaspettata, e dolorosissima.
Sei stato un compagno di viaggio sin dall’inizio della nostra avventura. Hai fondato con noi questo giornale, dandogli un’impronta che è rimasta sempre, se non nel nome, nel lavoro di tutti noi. “Galileo, giornale di scienza e problemi globali” stava a significare che alcune questioni non hanno confini – e quanto è vero questo, proprio oggi – e che il sud del mondo, come lo chiamavamo allora, era un elemento che non poteva essere omesso o cancellato o anche solo trascurato quando si parlava di scienza, di ambiente, di armamenti, di malattie. Quanto avevi ragione.
Sei stato chimico, giornalista, docente, scrittore, divulgatore, ma soprattutto pensatore. Le tue intuizioni, le riflessioni, le idee che hai seminato a piene mani, ci accompagneranno ancora nelle cose che faremo. Mancheranno invece, e tanto, il tuo sorriso sornione, l’accento dolcemente campano, l’ironia sottile, la generosità, la mitezza che ti rendeva così poco professorale e insieme così autorevole.
Ora fai buon viaggio. E ovunque tu sia, porta il nostro saluto anche a Romeo.
La redazione