La cronaca estiva degli eventi meteorologici estremi ha avuto come protagonisti siccità, incendi e intensi temporali, spesso associati alla grandine, fenomeno localizzato, poco prevedibile, e potenzialmente molto dannoso. L’ultima, tragica notizia arriva dalla Spagna, dove un grosso chicco di grandine ha colpito sulla testa una bambina di 20 mesi, deceduta nel corso della notte. Il legame con i cambiamenti climatici e con il riscaldamento globale c’è, e riguarda l’intensità del fenomeno e l’aumentare della dimensione dei chicchi, sempre più pericolosi per l’uomo e dannosi per l’ambiente e le coltivazioni.
Come si forma la grandine
La grandine si forma all’interno dei cumulonembi, le nubi a sviluppo verticale che danno origine ai temporali. Al loro interno si creano dei moti convettivi generati da correnti ascensionali e discensionali, che trasportano gocce d’acqua ed, eventualmente, polveri e sabbia. Se l’estensione verticale di questi moti raggiunge quote sufficientemente elevate, dove la temperatura è sottozero, l’acqua ghiaccia e si formano i primi chicchi. Scendendo, poi, la loro parte più esterna liquefa, attira a sé altre gocce d’acqua che, salendo, ghiacciano e contribuiscono ad aumentare le dimensioni del chicco. Quando il peso dei grani di ghiaccio supera la forza ascensionale della corrente, la grandine precipita e giunge fino a terra. La dimensione finale dei chicchi, quindi, è proporzionale alla turbolenza che li genera, perché dipende dal vento di risalita e da quante volte il processo di ascesa e discesa si può reiterare.
Cosa c’entrano i cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici in atto sul nostro pianeta intensificano gli eventi meteorologici estremi. Anche quest’estate, a causa della grandine, molte coltivazioni e molti alberi sono stati danneggiati, causando perdite importanti e irrecuperabili nei raccolti. Grandinate, alluvioni e picchi di temperature si sono sempre verificate, ma i cambiamenti climatici ne stanno alterando l’intensità, la frequenza e la distribuzione geografica.
“Per fenomeni così intensi e localizzati è molto difficile fare una statistica climatologica in termini di frequenza”, spiega Antonello Pasini, fisico del clima al Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). “Negli ultimi anni abbiamo certamente l’impressione che il fenomeno della grandine sia aumentato, ma questo può essere dovuto anche alla comunicazione più capillare veicolata dai social. Non è facile stabilirlo. Quel che dice la scienza, invece, è che la sua intensità e la sua violenza stanno aumentando”.
In un’atmosfera più calda, e con l’innalzamento delle temperature dei mari, l’energia necessaria a innescare una convenzione profonda è maggiore, e favorisce la comparsa di temporali con potenziale grandine. La risalita dell’aria dal suolo verso l’alto, nei fenomeni convettivi, può formare nubi temporalesche molto più alte di quanto accadeva un tempo, fino a 12-15 mila metri, e all’interno di queste si formano chicchi di ghiaccio che permangono nella nube più a lungo, risalendo e scendendo molte più volte.
Come se ci fosse un domani: il podcast sulla crisi climatica
In un’atmosfera più calda, e con l’innalzamento delle temperature dei mari, l’energia necessaria a innescare una convenzione profonda è maggiore, e favorisce la comparsa di temporali con potenziale grandine. La risalita dell’aria dal suolo verso l’alto, nei fenomeni convettivi, può formare nubi temporalesche molto più alte di quanto accadeva un tempo, fino a 12-15 mila metri, e all’interno di queste si formano chicchi di ghiaccio che permangono nella nube più a lungo, risalendo e scendendo molte più volte.
“Possiamo dire che, durante i temporali, negli ultimi anni assistiamo a fenomeni più violenti per quel che riguarda le piogge, e che la grandine si forma con un diametro più grande”, continua Pasini. “Non è la regola, ovviamente, ma il rischio è intensificato perché c’è più calore in gioco, più energia coinvolta e le correnti ascensionali sono più forti. Tutto questo ha certamente una correlazione con il cambiamento climatico”.
Il caso dell’Italia
Il mar Mediterraneo, dal quale l’Italia è circondata, sta evaporando molto di più a causa del riscaldamento globale, e facendolo immette più energia nell’atmosfera. Al verificarsi di determinate condizioni di scontro di correnti diverse, quest’energia innesca fenomeni temporaleschi e grandinate di elevata intensità. In Italia, poi, la presenza di molte catene montuose facilita il verificarsi di fenomeni di questo tipo. Il vento orizzontale, infatti, quando raggiunge i pendii delle montagne tende a risalire e, con mentre guadagna quota, si raffredda e forma nubi temporalesche.
“L’Italia è sempre stata un paese molto soggetto a temporali e grandinate. Quello a cui stiamo assistendo ora, però, è che fenomeni che un tempo avvenivano solo d’estate possono accadere anche in altre stagioni, addirittura in inverno”, spiega Pasini. “Questo è dovuto al fatto che il riscaldamento globale, in Italia e nel Mediterraneo, sta procedendo a un ritmo accelerato. Basta pensare che, se nell’ultimo secolo la temperatura media globale è cresciuta di 1.1 gradi circa, nel nostro paese siamo già almeno a due gradi. Per questo tutti i fenomeni connessi al riscaldamento, fra cui la grandine, rischiano di spostarsi anche in stagioni in cui prima non c’erano: l’inverno è sempre più caldo, l’autunno estremo è più simile alla fine dell’estate di un tempo, e di conseguenza fenomeni come temporali e grandinate non possono che espandersi nel tempo”.
Via: Wired.it
Credits immagine: David Trinks on Unsplash