Dopo la morte di un proprio animale da compagnia è possibile sviluppare disturbi nevrotici come depressione, ansia ed insonnia, simili ad una vera e propria sindrome da lutto. La segnalazione arriva dal Giappone, paese ove l’attenzione verso gli animali è sempre stata alta: un gruppo di veterinari e medici dell’Università di Hokkaido ha valutato presenza e caratteristiche di disturbi nevrotici in proprietari di animali deceduti nelle 3 settimane precedenti. Lo studio è stato effettuato contattando la popolazione presso i servizi di cremazione, mentre per valutare i sintomi nevrotici sono stati utilizzati alcuni test psicologici facilmente autosomministrabili. Nei 100 questionari raccolti e valutati, oltre il 55% dei partecipanti ha evidenziato la presenza di disturbi classificabili come nevrotici.
Quello della depressione e dei disturbi nevrotici post–lutto per un animale di affezione (soprattutto cani e gatti) è un argomento fino ad ora preso poco in considerazione dalla scienza. Ad oggi, infatti, su Internet è possibile trovare narrate moltissime esperienze personali, anche qualificate, ma non erano ancora stati segnalati rilevanti contributi dalla ricerca scientifica.
Nello studio giapponese, i maggiori disturbi nevrotici sono stati riscontrati nei soggetti più giovani, nonostante nei più anziani l’animale spesso rimanga l’ultimo o l’unico compagno di vita. I risultati hanno messo inoltre in luce come una certa importanza per lo sviluppo dei disturbi nevrotici sia ricoperta anche dalla durata della convivenza, nonché dalla presenza dell’animale all’interno, e non all’esterno, della casa.
Secondo i ricercatori la depressione post-decesso di un animale da compagnia sarebbe riscontrabile in una discreta percentuale di casi, e anche se di durata e gravità minore rispetto a quella causata dal decesso di un parente, può arrivare a rendere necessaria una terapia farmacologica. In effetti il problema sembra noto da tempo alle associazioni di possessori di animali da compagnia, tanto che alcune hanno anche stilato decaloghi e suggerimenti su come affrontare la malattia o su come aiutare chi ne è affetto.
Riferimenti:The Journal of Veterinary Medical Science doi http://dx.doi.org/10.1292/jvms.13-0231
Credits immagine:robert wade/Flickr
Questo articolo è stato prodotto nell’ambito del Master in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della Scienza, Università di Ferrara