Michele Di Francesco
Introduzione alla filosofia della mente
Nuova Italia Scientifica
Roma, 1996, pp. 224, L. 28.500
La novità principale che questo testo presenta è esposta sin dal titolo. “Filosofia della mente” è una espressione che, da un punto di vista strettamente accademico, non ha, in Italia, alcuna collocazione. Non esistono cattedre, le persone mediamente acculturate non ne conoscono l’esistenza, i professori di Liceo, in genere, non sanno come collocarla. Eppure si tratta di una tradizione fondamentale nella storia della filosofia, una tradizione che può essere tranquillamente identificata con alcune opere di Aristotele, e i cui esordi moderni possono essere attribuiti a Cartesio.
E’ proprio da Cartesio che De Francesco prende le mosse per introdurre il lettore a questo settore di studi. La filosofia della mente si occupa principalmente di tre grandi problemi filosofici: il rapporto mente-corpo, l’intenzionalità e la coscienza. De Francesco privilegia i primi due, pur dedicando sostanzialmente l’ultimo capitolo all’ultima questione. Il tema dei rapporti fra mente e corpo, che occupa la prima parte del testo, è affrontato con un taglio storico e teoretico al tempo stesso: le diverse soluzioni prospettate a questo problema dai principali filosofi moderni sono analizzate nei dettagli, e le argomentazioni vengono discusse in piena indipendenza da richiami a contesti storici e successive esegesi. E’ questo un metodo tipico dei filosofi analitici, più interessati ai ragionamenti che alle contestualizzazioni, a meno che queste ultime non siano funzionali a dimostrare una certa tesi, e De Francesco si situa decisamente in questa tradizione.
I problemi del funzionalismo, che dominano le discussioni da almeno trent’anni, sono presentati con un taglio innovativo nella seconda parte. De Francesco, infatti, mette in risalto la figura del logico Gerhard Gentzen in rapporto al modello che tratta il ragionamento umano nei termini della logica moderna. Risulta così una linea di sviluppo del paragone mente-calcolatore che passa per Boole, Turing e Gentzen per approdare alle riflessioni dei filosofi sui vantaggi e i limiti di tale approccio. In particolare, i limiti del modello mente-calcolatore vengono posti in risalto rispetto al tema della coscienza. Qui De Francesco, richiamandosi alla tradizione fenomenologica, ammette che il modello computazionale finisce con lo svuotare la nozione di soggetto, alla quale è difficile rinunciare. Tuttavia, gli argomenti sull’imprenscindibilità della nozione di soggetto, che non coincidono con quelli contrari a una sua eliminazione, rimangono un po’ nella penna dell’autore, tema, forse, per successivi studi. Il testo, in conclusione, è una esauriente introduzione sia storica sia teoretica a uno dei settori più attivi della ricerca filosofica contemporanea.