(Sapienza Università di Roma) – Lo studio, condotto da un team di ricerca internazionale, dimostra l’infondatezza della correlazione tra il nome proprio e l’autostima individuale, togliendo ogni possibilità di evoluzione ai campi di ricerca nati sulla convinzione, radicata nel tempo, che il nome sia portatore di un significato speciale per l’individuo.
Fin dai primi anni ‘80 lo psicologo belga Nuttin e, successivamente, i ricercatori Greenwald e Banaji hanno studiato la preferenza per le lettere che compongono il nome di ciascuno. Questa predilezione, chiamata “name letter effect”, è stata considerata una chiave per accedere ai sentimenti inconsci dell’individuo. L’evoluzione di questo campo di studi ha portato anche a ipotizzare una relazione tra il significato attribuito al proprio nome e l’autostima implicita.
Lo studio, condotto da Guido Alessandri ed Enrico Perinelli della Sapienza, M. Brent Donnellan della Texas A&M University e Mariola Łaguna della Catholic University of Lublin, è stato effettuato su due campioni di individui seguiti e intervistati nel corso di diverse settimane. Dalle indagini statistiche scaturite è stato creato un paradigma di verifica delle ipotesi interno che ha permesso di giungere alla conclusione che non esiste una correlazione tra la preferenza per il nome e l’autostima, escludendo qualunque possibilità di accesso alla vita mentale dell’individuo attraverso questo parametro.
“Qualunque sia il peso del nome (o delle iniziali) nell’esistenza di ognuno – spiega Guido Alessandri – di certo esso non è una determinante del valore che ognuno attribuisce a sé stesso, e ancor di più è lontano dal colorare affettivamente l’esperienza quotidiana delle persone”.
Le implicazioni di questa ricerca riguardano numerosi campi della psicologia, a partire da quella clinica. La ricerca quindi dimostra che le scelte di vita individuali non risentono del valore che ciascuno attribuisce al nome che porta, a differenza di quanto sostengono alcuni studi che ipotizzano l’esistenza di una relazione tra il nome e la città di residenza o la professione o addirittura il partner. Il nome, quindi, nonostante sia carico di un significato importante per noi stessi, non rappresenta il nostro destino.