Per la prima volta, una terapia basata sull’utilizzo di cellule staminali ha permesso a pazienti affetti da disfunzione erettile di avere rapporti sessuali spontanei. A raccontarlo Martha Haahr dell’ Odense University Hospital e il suo team, presentando i risultati ottenuti di una serie di test clinici alla conferenza annuale della European Association of Urology a Londra.
La disfunzione erettile colpisce, con diverse intensità, quasi la metà degli uomini di età comprese tra i 40 e i 70 anni. Le cause sono varie e non sempre facili da individuare: possono includere interventi chirurgici (ad esempio alla prostata), pressione alta, diabete, malattie cardiovascolari e patologie di natura psicologica. I trattamenti disponibili includono al momento l’utilizzo di farmaci quali il viagra, iniezioni o protesi.
Negli ultimi anni, diversi studi hanno mostrato la potenziale efficacia di terapie basate sulle cellule staminali per trattare la disfunzione erettile, tuttavia fino ad ora nessuno dei risultati ottenuti aveva permesso ai pazienti di poter avere rapporti completi. I test clinici condotti da Haahr e il suo team, invece, hanno consentito a 8 partecipanti su 21 di riacquisire la funzione erettile, e sembrano così compiere un decisivo passo avanti nello sviluppo di un trattamento efficace.
“I risultati ottenuti mostrano che questa tecnica può portare gli uomini ad avere nuovamente erezioni spontanee, senza l’utilizzo di farmaci, iniezioni o protesi,” ha spiegato Haahr, aggiungendo che il team è ora pronto a procedere alla fase successiva della ricerca, per stabilire la sua efficacia e sicurezza con più precisione.
Nello studio, i ricercatori si sono concentrati sui casi in cui la disfunzione erettile era causata da interventi chirurgici utilizzati per trattare il cancro alla prostata. Il team ha prelevato delle cellule staminali provenienti dal grasso addominale dei pazienti, ottenute tramite una liposuzione effettuata sotto anestesia e ha trattato 21 pazienti, nessuno dei quali ha riportato effetti collaterali per l’intero anno successivo all’intervento. Dopo aver isolato le cellule staminali, queste sono state iniettate in una zona del pene chiamata corpus cavernosum, parte del tessuto erettile.
Entro 6 mesi dall’intervento, 8 pazienti (in particolare solamente quelli che non soffrivano di incontinenza, un’altra delle possibili conseguenze di interventi chirurgici alla prostata) sono stati in grado di recuperare abbastanza funzione erettile da poter avere un rapporto con penetrazione. Questi miglioramenti sono durati circa un anno, suggerendo che una terapia di questo tipo potrebbe garantire risultati a lungo termine. Utilizzando il questionario IIEF, che misura la funzione erettile (un uomo con una funzione erettile ‘normale’ ottiene come risultato un valore attorno a 25), in media il gruppo ha indicato di essere passato da un 6 a un 12, sei mesi dopo l’intervento.
“Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti fino ad ora,” ha commentato Haahr, “Specialmente perché i partecipanti non avevano ottenuto risultati utilizzando i trattamenti tradizionali, e anche perché i risultati si sono prolungati per oltre un anno dopo l’intervento. Questo suggerisce la possibilità di trattare in questo modo anche la disfunzione erettile provocata da altre cause. Tuttavia bisogna ricordare che si tratta di uno studio ancora relativamente piccolo, senza gruppo di controllo. Manca ancora un po’ prima di poter avere una soluzione a portata di tutti”.
Riferimenti: European Association of Urology