Se si riuscisse a controllare la crescita delle radici, si potrebbe ottenere una pianta in grado di prosperare anche in terreni aridi, e limitare il ricorso ai fertilizzanti per aumentare la produzione di alimenti e materie prime. Un obiettivo ambizioso nella mente di un gruppo di ricercatori italiani del dipartimento di Genetica e biologia molecolare dell’Università Sapienza di Roma, che hanno chiarito per la prima volta l’azione di due ormoni vegetali con una funzione chiave della crescita dei vegetali.
Si tratta dell’auxina e della chitochinina, presenti nelle cellule staminali delle radici e che presiedono ai processi di divisione e differenziazione. Le ricerche degli ultimi anni avevano già confermato che le due sostanze interagiscono nello sviluppo dei tessuti vegetali in modo opposto e bilanciato, ma il modo in cui tale interazione avvenisse non era ancora stato indagato. Dagli esperimenti condotti da Sabrina Sabatini sulla radice della Arabidopsis thaliana – una pianta considerata organismo modello per le specie vegetali essendo l’unica ad avere l’intero genoma sequenziato – è stato possibile risalire alla sequenza genetica che regola la comunicazione tra i due ormoni, da cui risulta che la citochinina controlla la velocità di differenziazione delle staminali, e l’auxina favorisce la continuità della divisione delle stesse.
“Comprendendo i meccanismi che sono alla base del differenziamento cellulare, si può persino fare in modo che la radice cresca più in fretta e diventi più lunga” afferma Sabatini, prima firma dello studio apparso su Science: “Con radici più forti le piante possono ricavare più facilmente il nutrimento dal suolo anche in terreni aridi, e questo si traduce nell’aumento di produzione di alimenti e materie prime con un risparmio sui fertilizzanti”. Gli autori sottolineano che questi risultati possono essere ottenuti anche per selezione, senza ricorrere agli organismi geneticamente modificati. (ga.c.)