Il suo effetto è più o meno simile a quello di una bomba. Quando viene a contatto con il Mycobacterium tubercolosis (M. tb), il batterio che causa la tubercolosi, la molecola PA-824 scatena tutta la sua forza distruttiva. Lo hanno scoperto i ricercatori guidati da Clifton Barry, del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid), insieme a quelli del Novartis Institute for Tropical Diseases di Singapore. Lo studio, apparso su Science, potrebbe portare allo sviluppo di nuovi trattamenti contro la forma latente dell’infezione, quella cioè dove i batteri sono presenti ma non si sono replicati, per la quale non esistono a oggi dei farmaci.
Il team ha preso in esame la PA-824, una molecola ancora in fase di sperimentazione, per vedere come viene metabolizzata all’interno del Mycobacterium tubercolosis (M. tb). E ha scoperto che se entra in contatto con due molecole specifiche del batterio – l’enzima Dnd e un co-fattore – all’interno del microrganismo si produce ossido di azoto (NO) sotto forma di gas che lo fa esplodere dall’interno. Non solo. I ricercatori hanno notato che la produzione di NO è maggiore quando i livelli di ossigeno sono bassi: questo farebbe della molecola un’ottima arma contro la forma dormiente della Tbc, nella quale i batteri vivono in un ambiente quasi del tutto anaerobico. A partire da questi risultati, e dal momento che nelle cellule umane non sono presenti le due molecole che fanno reagire la PA-824, i ricercatori sono attualmente impegnati a mettere a punto farmaci con una struttura chimica simile a questa molecola.
Il bisogno di farmaci efficaci contro la Tbc è sempre più urgente. Un terzo della popolazione mondiale è infatti affetta da questa malattia. E l’allarme per la sua diffusione non risparmia neanche l’Italia e altri paesi occidentali, dove sono state rilevate forme incurabili dell’infezione (L’epidemia dimenticata; Emergenza Tbc). Un nuovo rapporto dell’Oms, presentato nel febbraio scorso, segnala i più alti tassi di tubercolosi farmaco-resistente mai registrati fino a oggi, presentando i dati della più ampia indagine eseguita finora sulla resistenza dei batteri che causano la malattia (Tbc, sempre più resistente).
L’allarme Medici Senza Frontiere l’aveva già lanciato nel 2000 quando, in un suo dossier, parlava di una morte ogni 10 secondi e non solo tra gli abitanti dei paesi in via di sviluppo (Tbc: impossibile ignorarla). Per questo la ricerca dei meccanismi di azione del batterio e di vaccini e farmaci salvavita non si è mai fermata (Una proteina diffonde il batterio; Il vaccino perde di efficacia; Vaccini da pomodori e patate).
Nel 2004 fu proprio un’equipe italiana dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma a presentare sulla rivista “Clinical Infectious Diseases” un nuovo test per la diagnosi della tubercolosi che, in soli due giorni, prometteva di distinguere tra infezioni latenti e malattie attive (Tubercolosi, diagnosi più efficace) e in parte italiani erano anche i gruppi, finanziati dall’Ue, che lavoravano alla messa a punto di vaccini contro l’infezione a partire da una piantina di tabacco o dal mais (Farmacia gm).
Ma quello della Tbc è, oltre che sanitario, un problema politico. Numerose le critiche piovute sul Global Fund, il fondo dell’Onu contro Aids, tubercolosi e malaria, accusato di imporre ai paesi che ricevono le donazioni delle regole troppo complicate che ostacolano rapidi interventi di monitoraggio (L’aiuto che non arriva). Come anche le accuse lanciate alla strategia Dots del’Oms da due ricercatori dell’Harvard University di Massachusetts dalle pagine del “Journal of Epidemiology and Community Health” (Stiamo perdendo la sfida)
Nel 2006 è stato lanciato un piano, che vede unite 400 organizzazioni di tutto il mondo, con l’obiettivo di salvare entro il 2015 la vita di 14 milioni di persone, e finanziare la ricerca per avere un nuovo vaccino, più efficace di quello in uso finora, ormai vecchio di diversi anni (Nuovo piano contro la tubercolosi).