Far parlare con impulsi luminosi batteri geneticamente modificati. È il risultato raggiunto dall’équipe di James Liao dell’Università della California a Los Angeles con cellule di Escherichia coli. Come descritto sui Proceedings of the National Academy of Sciences, i ricercatori hanno adottato una tecnica consolidata: inserire nel genoma batterico elementi di controllo in modo che l’organismo sintetizzi una proteina foto-emittente, la Gfp. Ma in questo caso gli scienziati californiani hanno anche modificato l’Escherichia coli per sintetizzare la Gfp solo in presenza di acetato, un sottoprodotto dell’attività metabolica. E sono intervenuti nello scambio di informazioni tra cellule alterando il grado di acidità dell’ambiente di coltura. In ambienti basici (non acidi), infatti, serve molto più acetato per avviare la produzione di Gfp, quindi solo gruppi consistenti di batteri riescono a parlare tra di loro con gli stimoli luminosi. Il sistema di comunicazione cellulare basato sull’acetato non è, in linea di principio, legato solo alla sintesi della proteina Gfp. Liao e colleghi potrebbero servirsene per far produrre ai batteri elementi utili, come l’idrogeno, o per eliminare cellule potenzialmente pericolose per l’organismo umano. Secondo i ricercatori la tecnica potrebbe funzionare anche con altri batteri e forse, in futuro, saranno in grado interagire anche gruppi di cellule che abitualmente si ignorano. (g.p.)