Buone notizie per chi ha a cuore il benessere degli animali. I test di tossicità per molte creme, shampoo e rossetti non verranno più effettuati su topi e conigli, ma “in vitro” oppure su materiale di scarto dei macelli. L’Ecvam (European Centre for the Validation of Alternative Methods), fedele alla politica delle tre R (replace, refine, reduce, ossia riduzione, sostituzione e raffinamento delle tecniche in modo da ottenere il danno minore), ha dato il via libera a cinque sistemi alternativi di sperimentazione (ne sono al vaglio altri otto) che aiuteranno forse le industrie europee a rispettare gli impegni imposti dalla Direttiva sui cosmetici: escludere dal mercato entro il 2009 i prodotti di bellezza testati sugli animali. Il placet del centro europeo di validazione ha riguardato due test di irritazione cutanea in vitro, due di corrosione oculare su materiale organico e uno per le allergie della pelle, in grado di salvare la vita a circa 240mila topi.
Ma in cosa consistono queste tecniche alternative? Lo abbiamo chiesto ad Annalaura Stammati direttrice del Reparto Meccanismi di Tossiciità dell’Istituto Superiore di Sanità: “Si tratta di test di irritazione cutanea in vitro e di corrosione oculare ex vivo, che generalmente venivano condotti sui conigli. L’attendibilità di quelli sulla corrosione oculare era già nota da tempo e ora è stata confermata da questo studio retrospettivo dell’Ecvam. Ci riferiamo ai test condotti sull’occhio dei bovini (Bcop test, bovine corneal opacity and permeability) e dei polli (Chicken eye test) prelevati dai macelli, perfettamente in grado di individuare le sostanze corrosive o irritanti dei prodotti che possono venire a contatto con l’occhio umano. Quelli di irritazione cutanea invece hanno seguito l’iter classico di validazione e sono effettuati interamente in vitro su tessuti di pelle umana ricostituita: si tratta di Episkin ed Epiderm, entrambi utilizzati in campo cosmetico. Il primo permette di evitare del tutto il ricorso agli animali, perché è stato giudicato affidabile anche in presenza di tossicità negativa. L’altro invece, in caso di negatività, deve passare agli animali, risparmiando comunque migliaia di esemplari in caso contrario”.
Il rischio, in assenza di un pronunciamento dell’Ecvam, era quello di assistere a una vera e propria mattanza di cavie, sacrificate in nome della recente legislazione Reach (Registration, Evaluation and Authorization of Chemicals) del Parlamento Europeo, che prevede test a volontà per più di 30mila sostanze chimiche. Basti pensare che 20mila conigli all’anno vengono normalmente precettati per i test di irritazione cutanea, sulla cui affidabilità tra l’altro ci sono sempre più dubbi. Anche da qui l’urgenza di tentare nuove strade: l’Ecvam che ha già messo il visto su 12 sistemi alternativi, prevede di validarne altri 40 entro i prossimi due anni. (g.d.o)