Mentre prosegue l’invasione russa in Ucraina, dalla Roscosmos è arrivato – non a sorpresa – l’annuncio del blocco alle collaborazioni spaziali tra Russia ed Europa. È il direttore dell’agenzia spaziale russa, Dmitry Rogozin, a dichiarare che la cooperazione è al momento impossibile, chiamando in causa la presa di posizione dell’Unione Europea nel conflitto e le sanzioni internazionali imposte alla Roscosmos.
Il difficile rapporto tra Russia e Occidente
Una vecchia storia, quella tra Russia e Occidente. Sulla Terra così come nello Spazio, dove però i due schieramenti erano riusciti a trovare un terreno comune anche durante le alterne vicende geopolitiche terrestri. Sovietici e americani, infatti, ancora antagonisti nella corsa alla Luna, si erano stretti la mano in un simbolico aggancio in orbita pochi anni dopo, nel 1975. Avviando così un’era di collaborazioni internazionali e missioni comuni.
Basti pensare alla stazione spaziale in orbita intorno alla Terra. La prima abitata in modo permanente, da cosmonauti russi e americani, fu la russa Mir, mantenuta anche dalla NASA. Alla Mir seguì l’attuale Stazione spaziale internazionale, i cui primi elementi assemblati in orbita erano per l’appunto americani e russi. Ora, secondo Rogozin, le sanzioni imposte alla Russia potrebbero compromettere in modo fatale anche la partnership USA-Russia sulla Stazione spaziale. Da cui proprio in questi giorni sono rientrati due astronauti russi e uno americano.
Questioni aperte in Europa, dai satelliti a Marte
La collaborazione tra Russia e Occidente nello Spazio è durata quasi cinquant’anni. Fino alle notizie di questi giorni: da un lato, l’Agenzia spaziale europea (Esa) interrompe la cooperazione con la Roscosmos e sospende la missione ExoMars. E dall’altro, abbiamo visto, la Roscosmos annuncia lo stop alle collaborazioni Russia-Europa. Tra le molte ripercussioni, c’è per esempio il caso dei razzi russi destinati al lancio di satelliti europei. Ma che ora saranno usati solo da compagnie russe o da Paesi “amichevoli con Mosca”, riporta una nota della Reuters.
C’è poi, appunto, la grande incognita del prosieguo della missione su Marte, di cui l’Italia è il principale sostenitore. “Già dal primo giorno del conflitto, ExoMars è stato il primo pensiero di tutti. In particolare in Italia, con i tecnici di Thales Alenia Space, come primo contraente della missione, pronti a partire per una lunga campagna”, ha commentato all’Ansa il presidente dell’Agenzia spaziale italiana Giorgio Saccoccia. Che si è detto tuttavia ottimista: “Adesso si tratta di andare avanti nell’immediato. Quelle che dovranno essere sostituite sono tecnologie critiche, per le quali dovremo pensare a possibili alternative. Lo faremo con l’industria”.
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