Che da cellule staminali embrionali si possano ricavare cellule neuronali e del sangue è stato dimostrato circa un anno fa. Che si possa fare di meglio e produrre anche cellule di muscoli, ossa, cartilagine e grasso è notizia di questi giorni. Lo hanno dimostrato alcuni ricercatori dello Sloan Kettering di New York, fra cui l’italiano Tiziano Barberi, coordinati da Lorenz Studer, in uno studio pubblicato su PlosMedicine.Il gruppo statunitense ha lavorato su due delle 22 linee cellulari il cui studio con soldi pubblici è consentito grazie a un’approvazione del presidente Bush avvenuta nel 2001. Per ottenere un primo differenziamento in precursori del mesenchima, uno stadio cellulare da cui hanno origine muscolo, cartilagine, osso e adipe, le cellule staminali embrionali sono state coltivate insieme a cellule murine. Dopo questo primo passo, i ricercatori hanno guidato lo sviluppo delle cellule grazie a fattori di stimolazione specifici per ogni tipo di tessuto. Il risultato più difficile da ottenere – raccontano gli studiosi – sono state le cellule muscolari, ma alla fine, grazie a speciali condizioni indotte nel terreno di coltura, è stato possibile ottenerle. Come essere sicuri, però, che si tratti effettivamente di cellule differenziate? Gli autori dello studio lo dimostrano attraverso analisi dell’espressione genica, la presenza di antigeni di superficie specifici dei tessuti adulti. “Per esempio”, si legge nello studio, “la presenza di granuli di grasso negli adipociti, del calcio nella matrice osteogenica dell’osso e del collagene nei condrociti dimostra che si tratta di tessuti differenziati”. I ricercatori hanno inoltre verificato che non ci fossero “contaminazioni”, che le cellule finali cioè fossero tutte umane. Un altro punto importante da dimostrare è che le cellule ancora indifferenziate fossero presenti nel tessuto differenziato e che qui potessero dare luogo a cellule tumorali. Eventualità scartata dai ricercatori dopo aver cercato nelle colture di cellule differenziate i marcatori di superficie tipici di quelle indifferenziate senza trovarle. Infine, perché usare cellule staminali embrionali se i precursori mesenchimali si trovano anche nel midollo osseo di un organismo adulto? Per stabilire se la scelta di privilegiare una strada piuttosto che un’altra fosse scientificamente fondata, Studer e colleghi hanno confrontato i due tipi di cellule. La conclusione non lascia spazio a dubbi: quelle ottenute dal tessuto adulto non solo erano poche ma la loro capacità di proliferazione in vitro era di gran lunga inferiore a quella delle cellule embrionali.Come hanno sottolineato gli stessi autori dello studio “la purezza, la disponibilità illimitata e la multipotenzialità dei precursori mesenchimiali derivati dalle cellule staminali embrionali fornirà le basi per sforzi terapeutici futuri”. Il metodo usato allo Sloan Kettering cioè potrà essere usato per produrre cellule da usare in modelli animali preclinici, per esempio di distrofia muscolare. Per ora gli scienziati in mano hanno però solo un metodo nuovo con cui creare dei tessuti, perché questo si trasformi in una possibilità di cura dovranno passare ancora molti anni.