Attraverso l’osservazione e l’analisi spettrografica di 20mila stelle, un gruppo internazionale di astronomi ha scoperto che la parte più esterna della Via Lattea è un mix di due distinti tipi di corpi celesti che formano due anelli (e non uno solo come finora si riteneva) intorno al disco centrale della nostra galassia. I due cerchi di stelle ruotano in direzioni opposte a diverse velocità e si distinguono anche per composizione chimica. Lo studio internazionale è stato guidato da Daniela Corollo dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) presso l’Osservatorio di Torino e dell’Australian National University, ed è stato pubblicato su Nature.
La ricerca conferma l’ipotesi che la Via Lattea non sia stata forgiata tutta in una volta, come si sospettava da circa trenta anni, e fornisce nuovi importanti indizi sulla nascita delle galassie. La scoperta è stata fatta grazie al telescopio e agli spettrometri utilizzati nello Sloan Digital Sky Survey, un grande progetto che mira a ottenere una mappa tridimensionale dell’Universo (finora siamo a un quarto).
Schematizzando si può immaginare la Via Lattea composta da un disco centrale di astri, di cui fa parte anche il nostro Sole, che orbita intorno al centro vero e proprio della galassia alla sorprendente velocità di oltre 800mila chilometri orari. Esternamente a questo disco si trova un anello di stelle che ruota nella stessa direzione ma molto più lentamente, a circa 80mila chilometri all’ora. Un cerchio ancora più esterno, invece, si muove nella direzione opposta a circa 160mila chilometri orari. I corpi che compongono i due anelli si differenziano anche dal punto di vista chimico: quelli interni sono costituite da atomi tre volte più pesanti, come ferro e calcio, rispetto a quelli più esterni. Questi atomi pesanti deriverebbero dalle più antiche esplosioni delle supernove e sarebbero i reperti archeologici del nostro Universo. La parte più esterna sarebbe invece più giovane, formata in un secondo momento da altri nuclei protogalattici. (t.m.)