Nascere femmina, diventare maschio e tornare femmina per mettere al mondo la prole. Non succede solamente nei film di Pedro Almodóvar: i piccoli e coloratissimi pesci falco (Cirrhitichthys falco), che popolano gli scogli dell’isola giapponese Kuchino Erabu, cambiano sesso con estrema disinvoltura, tornando alle origini senza alcuno sforzo e riuscendo persino a deporre le uova una volta rientrati nei panni femminili. Una performance finora mai osservata: in altre specie di pesci, infatti, il cambiamento è irreversibile e la femmina che si trasforma in maschio rinuncia per sempre alla maternità. A rivelare questo inedito comportamento sono stati, sulle pagine di Ethology, i ricercatori dell’Università di Hiroshima dopo aver per tre anni l’altalena transgender di 29 pesci falco.
Grazie alle loro osservazioni, gli studiosi hanno scoperto che diversamente da altre specie ermafrodite che sono geneticamente predisposte a ospitare in unico organismo entrambi i sessi, i pesci falco hanno alla nascita un’unica identità sessuale, quella femminile. Tuttavia, se per esempio, il maschio dominante non riesce ad accoppiarsi con tutte le femmine dell’harem o viene improvvisamente a mancare, una di loro, la più grande, cambia sesso per portare a termine il lavoro già iniziato. Nel caso in cui entrasse in competizione con il “sovrano” di un altro harem, però, non esiterebbe a ritornare femmina per sottrarsi allo scontro.
Questi piccoli pesci della famiglia dei Cirritidi sono quindi capaci di decidere, a seconda delle circostanze, il genere che gli fa più comodo. E riescono a completare la trasformazione in tempi record: per cambiare comportamento bastano pochi minuti, per modificare l’organismo serve qualche giorno e per la metamorfosi completa solo due settimane. Ma come avviene il passaggio da un genere all’altro? Gli eventi che mettono in moto il processo possono essere vari: l’improvvisa scomparsa di un maschio può, per esempio, indurre una femmina a prendere il suo posto. Ossia, biologicamente parlando, a produrre testosterone invece che estrogeni. Salvo poi tornare indietro all’occorrenza.
“L’abilità di poter cambiare sesso in modo bidirezionale è un sistema molto efficace per massimizzare il valore riproduttivo individuale”, commenta Tatsuru Kadota, alla guida del team di ricercatori giapponesi autori della scoperta. Questa anomala versatilità, da femmina a maschio e ritorno, non poteva certo sfuggire a Zoologger, la colonna che il New Scientist dedica agli “extraordinary animals” . Per questa settimana il Cirrhitichthys falco è il primo della lista.
Riferimenti: Ethology DOI: 10.1111/j.1439-0310.2011.02005.x
credits immagine Boogies with Fish via Flickr
Interessante questa cosa, dovrebbero spiegare nelle scuole ai bambini che non si nasce solo maschio o fenmmina ma anche transessuale, bisessuale, e anche ermafrodite, gay o lesbiche.
Le scienze naturali non finiscono di stupire. Si trova proprio di tutto. Anche passare da un genere all’altro e cambiare idea di nuovo è “naturale”.
Usare termini quali il transgenderismo che si riferisce di solito agli esseri umani e che riguarda tutto tranne che la funzione biologica procreativa del sesso (visto che tutte le persone trans operate sono sterili mentre le persone transgender mantengono la funzione procreatrice del sesso biologico non di quello di approdo) non è solo fuorviante ma sbagliato perchè induce a pensare che il trangsnederismo o il transessualismo sia incentrati sul cambio biologico di sesso mentre hanno a che vedere con tutt’altro…
Un po’ di maggiore oculatezza nella scelta dei termini per favore!