Un “anti-virus” speciale, nessun effetto collaterale, sarà distribuito gratuitamente l’8 marzo in molte piazze italiane dalla Lila, la Lega italiana per la lotta contro l’Aids. Si tratta del female condom (Femidom), il preservativo per donne. L’iniziativa, che si ripete ormai da alcuni anni, ha un obiettivo concreto: quello di dare la possibilità alla popolazione femminile di essere completamente autonoma nei confronti della propria sessualità e nella prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili.
Il preservativo femminile, sul mercato dal 1992, è approvato dalla Food and Drug Admistration e da tutti gli enti regolatori in una trentina di paesi, Italia compresa. Eppure, mentre in molte altre nazioni viene normalmente utilizzato come alternativa al preservativo maschile – sia come anticoncezionale sia come protezione contro le malattie a trasmissione sessuale – in Italia quasi non se ne sente parlare. Neanche nei consultori ginecologici, o nella maggior parte delle farmacie. Più facile, piuttosto, trovarlo nei sexyshop. E il motivo è esclusivamente culturale, come spiega Alessandra Cerioli, responsabile dell’area salute della Lila e membro della Commissione nazionale Aids istituita dal Ministero della Salute: “In Italia se si parla di anticoncezionale per donne si pensa subito alla pillola. C’è in generale poca informazione sulle malattie sessualmente trasmesse e, quindi, anche sulle strategie per prevenirle. Ma dare l’informazione significa dare il potere di decidere. Negli altri paesi il condom femminile è considerato un’opzione in più. Sono molto utilizzati, soprattutto in Africa e in generale dove le donne non sono emancipate. Noi, per esempio, abbiamo cominciato col distribuirlo molti anni anni fa a donne che si prostituivano”.
In Brasile vengono dati gratuitamente, in Europa, la Francia, molto sensibile alla problematica delle malattie sessualmente trasmesse, è prima per il suo utilizzo. Le vendite più alte, insieme agli incentivi statali, hanno portato a un abbassamento dei prezzi, che in Italia sono ancora abbastanza alti (una scatola da tre preservativi costa 7,90 euro). “È sicuramente più impegnativo da utilizzare rispetto al profilattico maschile”, continua Cerioli, “e certamente può essere perfezionato, argomento di cui si è discusso all’ultimo incontro dell’International Aids Society di Sidney. Il costo è un altro problema. Il principale ostacolo alla sua diffusione in Italia, però, non è di natura economica né legata alla difficoltà dell’utilizzo, ma è di origine culturale. Che è anche il motivo per cui non si trova facilmente nelle farmacie o per cui, quando venduti, non vengono esposti. Molte farmacie comunali, soprattutto quelle gestite da uomini, si rifiutano non solo di venderlo, ma persino di tenere sul bancone volantini esplicativi o promozionali a titolo gratuito”.
C’è solo un produttore al momento: una associazione senza fini di lucro che lo ha inventato e brevettato pensando alle donne africane. E per l’Italia esiste un solo distributore che, nella campagna dell’8 marzo e in molte altre iniziative, sostiene la Lila. Nel nostro paese, nel 2007 sono state vendute appena 15mila confezioni. “Ad acquistarlo”, racconta Francesca Giglioli a capo della ditta distributrice, “sono soprattutto donne dai trenta anni in su, quelle che hanno acquistato più consapevolezza sul tema della sessualità e delle infezioni”. Nel 2005 l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) aveva svolto una piccola indagine (la prima) su circa 160 persone per sondare la percezione verso questo preservativo. Le conclusioni: nel nostro paese questo presidio era (e sembra essere rimasto) praticamente sconosciuto.
I soldi per distribuirlo gratuitamente nelle piazze italiane provengono dalla raccolta fondi tramite sms, grazie a una campagna che viene lanciata il primo dicembre di ogni anno. Incentivi – pochi – arrivano soprattutto da Regioni e Province, che stanziano, all’anno, dai mille ai diecimila euro. In questo modo il distributore riesce ad abbattere in alcuni casi il prezzo,o a distribuire il Femidom gratuitamente in alcune scuole e Asl: “Per noi si tratta della pubblicità più efficace”, spiega Giglioli, “Comprare spazio su radio o televisione è proibitivo se non si è una multinazionale, perché ci sono fasce orarie ristrette e molto care. Trattandosi di un presidio medico inoltre, siamo soggetti all’approvazione di una commissione ministeriale e a una una trafila burocratica che dura mesi. Per esempio non è possibile far apparire o pronunciare la parola profilattico. Ma se concedono di fare la pubblicità della scatola e non permettono di spiegare di cosa si tratta, dubito che il messaggio riesca a passare. In Italia la pubblicità è molto censurata su questo argomento. Molto più che in altri paesi”.
L’ex ministro Livia Turco aveva dato il via a un progetto sulla prevenzione dalle malattie sessualmente trasmesse. “La prima campagna da poco conclusa”, spiega Cerioli, “è stata incentrata sulla promozione del profilattico maschile. La seconda, sulla carta, prevede la promozione del Femidom. Ora dobbiamo aspettare di capire cosa ne farà il prossimo governo”.
Sul sito della Lila è possibile trovare l’elenco delle farmacie dove acquistare il Femidom e le piazze in cui sarà distribuito l’8 marzo.