Le popolazioni della tartaruga marina Caretta caretta delle isole di Capo Verde stanno morendo. La colpa sarebbe, oltre che delle attività umane, del fungo Fusarium solani che compromette la riproduzione di questi animali infettandone le uova e impedendone il normale sviluppo. Lo ha scoperto un gruppo di micologi ed ecologi guidato da Javier Diéguez-Uribeondo e Adolfo Marco del Consejo Superior de Investigaciones Cientificas- CSIC (Spagna), il cui studio è pubblicato su Fems Microbiology Letters.
“Negli ultimi trent’anni le condizioni delle spiagge di nidificazione delle tartarughe marine sono notevolmente peggiorate in tutto il mondo”- ha sottolineato Diéguez-Uribeondo. Questi luoghi sono essenziali per la riproduzione delle tartarughe, che depongono le proprie uova sotto la sabbia, dove rimangono per molto tempo al caldo e in condizioni di umidità elevata prima di schiudersi. “Oltre all’impatto delle attività umane sull’ambiente costiero, si è a lungo creduto che il declino dei nidi nelle spiagge fosse dovuto anche ad alcuni microrganismi patogeni” hanno spiegato gli autori.
Per comprendere meglio il fenomeno, i ricercatori hanno studiato le popolazioni della specie Caretta caretta dell’isola di Boavista (Capo Verde), uno dei siti preferiti dalle tartarughe, ma colpito negli ultimi anni da un impoverimento degli esemplari. Gli embrioni malati e i gusci di uova con sintomi di infezione precoce e tardiva sono stati raccolti in alcune spiagge dell’isola. Dalle analisi effettuate è emerso che queste infezioni e l’alta mortalità degli embrioni sono legate alla presenza nel suolo di un ceppo del fungo, responsabile anche delle infezioni di numerose piante e di altri animali. Questa, però, è la prima volta che il fungo viene associato alle infezioni di uova di tartarughe.
“Quello che abbiamo scoperto permette agli immunologi e agli ambientalisti di mirare gli interventi”, ha concluso Diéguez-Uribeondo. La scoperta potrebbe infatti aiutare ad adottare specifici programmi di conservazione basati sia su metodi preventivi per l’eliminazione del fungo dai nidi delle tartarughe, sia sull’incubazione artificiale delle uova.
Riferimenti: DOI: 10.1111/j.1574-6968.2010.02116.x