Nel 2003 il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha promosso, finanziandolo con con 6,2 milioni di euro, il progetto triennale «OGM in Agricoltura», per affrontare in modo sistemico e multidisciplinare le problematiche connesse con la presenza in Italia di colture ingegnerizzate. Il progetto, coordinato dall’INRAN, si prefigge di analizzare l’impatto delle piante e degli alimenti transgenici in vari settori (ambiente agricolo, ecosistemi naturali, salute, economia, giurisprudenza, ecc.), avvalendosi del contributo di esperti nei vari campi di indagine. Uno dei principali obiettivi è fornire strumenti operativi di gestione della coesistenza tra colture OGM e colture non-OGM nelle aree in cui si dovesse decidere di procedere in questo senso.
Essenzialmente il progetto è volto a fornire risposte agli interrogativi, dubbi e timori dei consumatori e degli agricoltori, che vogliono capire se possono esserci conseguenze e ricadute, di vario tipo, derivanti dalla introduzione dell’agricoltura ingegnerizzata nel nostro paese, vogliono conoscere vantaggi e svantaggi di una scelta che finora è apparsa molto condizionata da interessi di parte.
Proprio per cercare di rispondere a molti di questi interrogativi, dubbi e timori, gli obiettivi generali del programma si intendono raggiungere attraverso otto azioni principali:
• raccogliere in un centro di documentazione il materiale prodotto dalla ricerca scientifica in materia di OGM;
• individuare e sviluppare metodologie analitiche per la determinazione di OGM nelle sementi, negli alimenti, nei mangimi;
• studiare l’impatto economico sul sistema produttivo nazionale dell’eventuale introduzione di OGM nel sistema produttivo
agricolo e agroalimentare;
• studiare l’impatto sui consumi e sulle scelte del consumatore dell’eventuale introduzione di OGM nel sistema produttivo
agricolo e agroalimentare;
• sviluppare sistemi atti a migliorare la qualità della informazione in tema di OGM;
• studiare e implementare procedure e sistemi di monitoraggio relativi alla produzione di sementi certificate in Italia;
• valutare gli effetti sanitari e nutrizionali degli alimenti destinati al consumo umano e dei mangimi;
• valutare l’impatto ambientale e agronomico dell’eventuale coesistenza tra filiere OGM e non-OGM.
La principale peculiarità del programma è la notevole ampiezza degli argomenti trattati e la forte multidisciplinarietà con la quale la «problematica OGM» è affrontata, trattando nel loro insieme gli aspetti legati alla sicurezza e alla salute del consumatore e dell’ambiente, considerando gli aspetti prettamente economici e le prospettive e gli elementi che guidano le scelte del consumatore e degli agricoltori.
Attenzione è data agli aspetti tecnologici e, particolarmente, alle metodiche di campionamento e di analisi finalizzate a determinare la presenza di materiale GM negli alimenti, nei mangimi, nelle sementi.
Un aspetto innovativo della ricerca è dovuto al fatto che, per la prima volta dopo molti anni, è stato possibile condurre sperimentazioni, oltre che in serra, anche in campo aperto, seguendo quanto previsto dalla normativa vigente. Un campo sperimentale di 4 ettari è stato coltivato con mais GM (MON810) presso un’azienda sperimentale dell’Università degli studi di Milano. Un valore aggiunto di detta sperimentazione è dovuto alla dimensione del campo coltivato. Infatti, il disegno sperimentale adottato ha rispecchiato nel modo più rappresentativo possibile le condizioni del reale contesto colturale, in parcelloni di 3600 m2 in un campo di 4 ettari di superficie (normalmente sono condotte prove su parcelle di dimensioni molto limitate comprese tra 10 e 400 m2), con il fine ultimo di rappresentare quanto più possibile le condizioni ambientali e il microclima che si creano spontaneamente all’interno di una coltura coltivata in pieno campo.
Le attività del progetto, coordinato da Giovanni Monastra, direttore generale dell’INRAN, hanno coinvolto numerosi gruppi di ricerca, all’interno e all’esterno dell’Istituto. Per quanto riguarda i gruppi di ricerca dell’INRAN vanno menzionati quelli coordinati da Mario Giampietro (Unità di tecnologie speciali), Giuseppe Maiani (unità di nutrizione Umana), Elena Mengheri (Unità di Nutrizione sperimentale), Giorgio Morelli (Unità di Nutrizione sperimentale), Gianni Pastore (Unità di Nutrizione Umana) e Anna Saba (Unità di Statistica). Al progetto hanno attivamente partecipato anche ricercatori dell’Università di Firenze (Marcello Buiatti, Concetta. Vazzana), dell’Istituto Allergologico Lombardo (Claudio Ortolani), dell’Università «La Sapienza» (Alessandro Pignatti, Marcello Russo) e dell’Università Cattolica di Roma (Paola Palozza), l’Università di Napoli (Antonino Cascino), dell’Isituto Nutrizione Piante del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (Paolo Sequi), della Metapontum Agrobios (Francesco Cellini), dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria (Simone Vieri), dell’Ente Nazionale delle Sementi Elette (Giuseppe Merisio).
I risultati ottenuti nell’ambito delle attività del progetto sono stati presentati preliminarmente in un Convegno tenuto a Roma lo scorso 7 marzo e verranno pubblicati in un volume di approssimativamente 450 pagine che riunirà lo stato dell’arte e le attuali conoscenze. Il libro, la cui uscita è prevista entro quest’anno, prende in considerazione in forma multidisciplinare tutte gli aspetti considerati: le problematiche relative all’applicazione della tecnologia (le tecniche di trasformazione, le interazioni con i genomi ospiti, i prodotti dell’ingegneria genetica di oggi e del futuro), l’impatto ambientale (valutando i potenziali impatti sugli ecosistemi, con particolare attenzione alla biodiversità, alle catene trofiche e al suolo), l’impatto sulla salute dell’uomo (particolarmente considerando la risposta immunitaria ad alimenti GM, la loro eventuale allergenicità, e gli aspetti puramente nutrizionali), le procedure regolative (con attenzione alla normativa vigente, particolarmente riguardo le regole di coesistenza tra piante GM e convenzionali e all’etichettatura degli alimenti derivanti da OGM), gli aspetti sociali (i processi partecipativi, la percezione del consumatore italiano e straniero di fronte alla problematica OGM), l’impatto sul sistema agroalimentare italiano (possibilità di coesistenza, i sistemi di separazione delle filiere, gli aspetti economici, gli aspetti agronomici, le metodiche necessarie per rilevare i transgeni in sementi e alimenti).