Il tramonto dell’egoismo

Antonio Galdo
L’egoismo è finito. La nuova civiltà dello stare insieme
Einaudi 2012, pp. 120, euro 12,00

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Lo diceva già Aristotele: “Non si può essere felici da soli”. Lo ha dimostrato la scienza individuando il “gene dell’altruismo”, lo conferma la natura con il comportamento di alcune specie animali più prossime all’essere umano. L’egoismo non può sempre trionfare. E il nuovo libro di Antonio Galdo parte proprio da qui, dal tramonto dell’individualismo e dalla nascita di una rinnovata dimensione dello stare insieme.

La grande crisi ha reso evidente che il “turbo-capitalismo” attecchito nel dopoguerra non ha funzionato come bussola della civiltà. La ricerca di nuovi paradigmi è già in atto e detta una nuova parola d’ordine: condividere.

L’evoluzione darwiniana dei comportamenti sociali favorisce l’affermarsi di modelli che tendono a una società più empatica. Il ché presuppone un cambio epocale di organizzazione: la comunità torna padrona dei propri spazi, protegge convenienza e benessere, e argina l’individualismo. A guadagnarci sono un po’ tutti.
Il mutamento è in corso, globale o trasversale che sia, si manifesta sotto diverse sembianze che tendono tutte a un nuovo progresso sociale. In un mondo più sostenibile ciò che trasforma il mio e il tuo in un nostro non è più un’utopia, ma pratica di vita quotidiana.

Prendiamo il web. La forza del “mi piace” o la democrazia partecipativa non dimostrano come l’individualismo abbia perso il suo potere?

Che le cose stiano cambiando lo dimostra anche l’evoluzione dell’habitat tipico dell’umano occidentale, la città. Con l’avanzare delle Smart city, progettate insieme da architetti, sociologi e psicologi, urbanisti e amministratori, la pianificazione egoista cede il passo a quella altruista. Una città intelligente, bella, empatica, vivibile, con meno auto e più pedoni, meno gas e più bici e tanti spazi condivisi.

I grattaceli si tingono di verde, come il Brooklyn Grange di New York, la più importante fattoria urbana della metropoli, in grado di produrre in un anno fino a 15 mila chili di frutta e ortaggi a chilometro zero. A Roma in alcuni quartieri centrali nascono gli orti urbani pensati per “stare insieme, crescere più forti e meno separati, nella palestra dell’orto”. Sempre più diffusi gli shared space come nella centralissima Exhibition Road di Londra. Qui l’arredo urbano è stato completamente ripensato e i cartelli stradali ridotti al minimo; eleganti lampioni, e non una sequenza di semafori, inducono le macchine a rallentare, le panchine sono ovunque e i posti auto sono separati da semplici marcatori metallici al posto delle strisce blu.

Sul piano organizzativo si affermano realtà come il coworking e il cohousing. Insieme si lavora meglio, si spende meno (si condividono spazi e servizi) e si mettono in comune idee e tecnologia. Insediamenti abitativi composti da alloggi privati, realizzano ampi spazi destinati ai servizi di uso comune: cucine, lavanderie, laboratori, spazi gioco per i bambini, palestre, biblioteche ecc.. Così a Londra è nato l’Older Women’s Coho, un agglomerato urbano di pregio, costruito secondo le regole del design sostenibile, dove donne anziane e sole vivono autonomamente prendendosi cura l’una dell’altra. Dimostrando che, almeno da quelle parti, l’egoismo è davvero finito.

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