Immensi vulcani che emettono colonne di fumo a 400 km di altezza. Fiumi di lava che scorrono a una velocità di centinaia di metri al secondo. Crateri che si spostano su una superficie che col passare dei millenni invece di invecchiare ringiovanisce. Accade su Io, la luna di Giove. Tutte queste scoperte sono il risultato di una comparazione tra le immagini da poco trasmesse dalla navicella Galileo e quelle registrate nel 1979 da un’altra sonda spaziale, il Voyager. Il fenomeno più strano, che non ha riscontri sul nostro pianeta, è lo spostamento di 95 km del vulcano Prometheus. La teoria degli scienziati, ancora da verificare, è che Prometheus sorga su quello che viene definito un campo di neve di anidride solforosa. Qui scorrerebbe un fiume di lava, alimentato da due aperture situate a grande distanza l’una dall’altra. A contatto con la lava, la neve solforosa si scioglierebbe, trovando uno sfogo verso la superficie grazie al cratere di Prometheus. Che si sposterebbe dove la pressione e il calore prodotti dal fiume lavico sono più forti. Non è l’unica scoperta fatta grazie a Galileo. Innanzitutto, dalle immagini si deduce che la superficie di Io è molto giovane: la totale mancanza di crateri da impatto sembra dimostrare che ogni milione di anni circa essa si rinnova completamente, con una specie di lifting dovuto al continuo deposito sul terreno dell’anidride solforosa prodotta dai vulcani. (v.cam.)