Impasse Ue

Il via libera della Commissione europea alla commercializzazione della barbabietola e di tre tipi di mais transgenici segnala, al di là della querelle tra favorevoli e contrari agli ogm, il permanere di un generale stato di impasse sulla questione da parte del Consiglio dei ministri Ue e la loro sostanziale incapacità di trovare una posizione comune.

“Per la prima volta viene autorizzato anche il commercio della barbabietola ma, salvo questo elemento, lo scenario resta lo stesso. Va sottolineato, piuttosto, come l’ok arrivi pur senza l’espressione di una maggioranza positiva degli stati membri”, dice a Galileo Matteo Lener, della Fondazione Diritti Genetici. “Il problema reale, a mio giudizio, sta proprio nel regolamento 1929/2003 che consente a Bruxelles di non considerare, nel momento della valutazione dei prodotti, i commenti avanzati dal pubblico. Noi, per esempio, avevamo sollevato diverse obiezioni, ma non c’è stato modo di trovare riscontro, visti i limiti del sistema normativo”. Il semaforo verde alle importazioni (ma non alla coltivazione), dunque, non cambia sostanzialmente nulla se non gettare benzina sul fuoco di una polemica che rischia, questo sì, di avere effetti disfunzionali.

“La presenza di elementi transgenici continuerà a essere indicata chiaramente in etichetta se al di sopra dello 0,9 per cento, in modo da consentire al consumatore la sua libera scelta: da questo punto di vista non è stato introdotto alcun cambiamento, malgrado chi cerca di spacciare il contrario”, sostiene Giovanni Pastore, dell’Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione). “Quello che bisognerebbe fare, piuttosto, è un confronto serio che non consideri gli Ogm una categoria a sé, ma analizzi ogni prodotto singolarmente. La conseguenza più dannosa di quanto sta succedendo è lo stop che, alla fine, viene a subire la ricerca pubblica, la sola che è capace di dare le garanzie più autentiche al consumatore. Oggi la tecnologia Ogm non è ancora perfetta, ma non lo sarà mai se non si consente alla scienza di fare il proprio lavoro”.

Il mais biotech sarà utilizzato esclusivamente per la mangimistica ed è impossibile valutare una sua indiretta pericolosità per l’uomo. “La sola cosa certa è che l’Ue sta accelerando un processo di autorizzazione di quei prodotti già accettati in paesi terzi come Usa dai quali ci approvvigioniamo”, conclude Lener. “In effetti partite ‘contaminate’ di mais Hercules sono state già trovate, ma questo perché negli Stati Uniti il prodotto è autorizzato. La decisione di Bruxelles è stata fatta solo per evitare futuri contenziosi di carattere commerciale”. (l.s.)

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