Inchiesta farmaci, si muove l’Oms

Ricordate l’inchiesta di Galileo sul traffico di farmaci via Internet? Era la prima del genere in Italia, e confermava come la rete sia ormai un pericoloso mercatino farmaceutico dove si può comprare di tutto o quasi, dagli ormoni anabolizzanti al Prozac, da farmaci alla moda come la melatonina ad anoressizanti. Del problema si è finalmente occupata anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che il 12 maggio scorso, in occasione di un’assemblea plenaria dei 191 paesi membri, ha sollecitato le autorità govenative a seguire il fenomeno e a raccogliere informazioni sui fornitori. L’organismo ginevrino ha anche creato una commissione di lavoro ad hoc, di cui fanno parte specialisti in diritto commerciale, in etica e, naturalmente, in farmacologia.Come hanno dimostrato l’inchiesta di Galileo e quelle analoghe condotte in Francia, Gran Bretagna o Stati Uniti, tra i fornitori si distinguono cinici inveterati che vendono di tutto chiedendo solo soldi e quanti esibiscono buona fede nel nome del profitto. C’è chi vende anfetamine come fossero aspirina, e chi chiede all’acquirente una dichiarazione nella quale ci si dice consapevoli dei pericoli che si corrono e si dichiara che dell’acquisto è naturalmente informato il medico curante. C’è chi vende quantità da dettagliante e chi da grossista, chi mostra un magazzino ben fornito e chi offre solo farmaci di grido. Le uniche caratteristiche ricorrenti sono che il materiale richiesto è inviato dopo un pagamento bancario e che la sede del fornitore è in estremo oriente o comuque in Paesi fuori da ogni controllo. I pericoli sono diversi, sottolinea il documento Oms. C’è il rischio che i paesi poveri, o comunque senza controlli sulla qualità ed efficacia dei farmaci distribuiti, siano invasi da prodotti inutili ma propagandati in modo intelligente, o addirittura da farmaci fasulli, che non contengono quanto dichiarano o che contengono altro rispetto a quanto dichiarato. La rete rischia insomma di vanificare quanto ha fatto l’Oms per la promozione di farmaci essenziali, e di rendere inutile il lavoro di movimenti indipendenti ma molto attivi, come l’olandese Durg (Drug Utilization Research Group) o l’australiano MaLam. Nei paesi più ricchi, invece, il pericolo è che vendita e distribuzione di farmaci riescano a uscire dalle maglie strette di una politica farmaceutica severa, volta cioè a promuovere un uso razionale dei farmaci. Se sono possibili controlli su industrie, grossisti, distributori, farmacie e medici, non altrettanto può essere fatto sul singolo paziente: chiunque da casa, con un computer collegato ad Internet, può chiedere ciò che vuole a un sito in Malesia. Anche perché il sito in Malesia può dire ciò che vuole sui prodotti che vende. Fenomeni come questo hanno messo in croce le normative e gli accordi sul diritto commerciale internazionale. Una ragione di conforto, forse la sola, in questa guerra contro nemici che issano bandiere elettroniche, è che anche l’industria farmaceutica è preoccupata. Se il produttore è il primo a guadagnare dalla vendita dei suoi farmaci, in particolare se inutili, è anche vero che i produttori sono il più delle volte gli unici anelli identicabili e raggiungibili di questa catena di Sant’Antonio via Internet. E sono allo studio iniziative per manovre di ritorsione nazionali contro le industrie i cui prodotti sono venduti illegalmente sulla rete. Se contromisure del genere fossero concordate, poniamo tra i paesi dell’Unione Europea con Stati Uniti, Canada e Giappone, industrie come, per esempio, Glaxo, Wellcome, Ciba-Geigy o Rhone-Poulenc sarebbero le prime a perdere in immagine e in fatturato. D’altra parte, c’è da augurarsi che prese di posizione e inchieste come questa dell’Oms risveglino le autorità nazionali e le autorità di controllo. In occasione dell’inchiesta Galileo, tra i farmaci richiesti e ottenuti, due erano made in Italy. Ma solo successivamente, e grazie all’eco dell’inchiesta, i Nas dei Carabinieri hanno avviato le prime indagini, sequestrando tra l’altro tutto il materiale che avrebbe potuto fornire preziose indicazioni.

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