Una vita sana, attiva, ricca di interessi e di affetti, in famiglia e per gli amici. Una personalità positiva, e una forte autostima. Sono questi i requisiti che assicurano una vecchiaia serena, fino e oltre i 100 anni di età. Questo hanno sostenuto i medici e i ricercatori delle maggiori università italiane intervenuti al convegno di chiusura del Progetto Finalizzato Invecchiamento del Cnr, a Roma il 25 novembre scorso. Nel corso del quale si è parlato proprio dell’invecchiamento sano o “di successo”, e degli aspetti sociologici, medici e psicologici della terza età.
Il Progetto, giunto a conclusione dopo cinque anni di attività, ha analizzato diversi aspetti dell’invecchiamento: dalle patologie all’assistenza socio-sanitaria, fino ad arrivare agli aspetti psicologici e sociologici della vita dell’anziano. Una panoramica vasta e di profondo interesse, dal momento che l’Italia, dove gli ultra sessantenni sono circa il 22 per cento, è per ora l’unico paese al mondo dove il numero di persone sopra i 65 anni è maggiore di quello degli under 15. E a questo va aggiunto l’aumento esponenziale degli ultra ottantenni, che nel 2014 rappresenteranno circa il 10 per cento della popolazione.
Per studiare lo stato di salute di questa ampia fetta di popolazione, la prevalenza, l’incidenza e i fattori di rischio delle maggiori patologie croniche invalidanti, il Progetto ha dato vita ad uno dei maggiori studi epidemiologici europei, l’Ilsa (Italian Longitudinal Study on Aging). Dal 1992 a oggi sono state monitorate le condizioni di ben 5630 anziani distribuiti in otto centri italiani. I risultati parlano di circa 96 mila nuovi casi di demenza all’anno (vedi figura1), 76 mila di infarto (vedi figura2) e 104 mila di ictus (vedi figura3)che colpiscono, nella maggioranza dei casi, persone sopra i 75 anni. L’analisi dei fattori di rischio per queste patologie mette in evidenza che a giocare un ruolo fondamentale sono le cattive abitudini di vita: fumo, alcool e alimentazione sregolata. In particolare è risultato che solo il 15% delle donne e il 14% degli uomini consumano almeno due porzioni di frutta o verdura e circa il 46% dei maschi e il 39% delle donne sono in sovrappeso.
Per invecchiare bene, allora, serve innanzitutto un buon patrimonio genetico, quindi buone abitudini e poi condizioni socio-economiche e familiari ottimali. A sottolineare l’importanza di questi due ultimi fattori sono stati presentati i risultati delle ricerche condotte sugli ultracentenari dall’Istituto Nazionale Ricerca e Cura Anziani. Tutti i pazienti studiati hanno goduto di ottima salute fino ai 90 anni di età e, una volta superato il secolo di vita, ben un terzo di questi ha mantenuto una salute di ferro e la piena autosufficienza. Le buone condizioni fisiche sono accompagnate da buon umore e una vita affettiva serena, a dimostrazione che “la personalità è importante quanto i fattori genetici ”, ha sottolineato Claudio Franceschi, direttore scientifico dell’Istituto. L’importanza del fattore economico, poi, risulta chiara dal fatto che il numero di ultracentenari è doppio nel Nord Italia rispetto al Sud. “La percentuale”, conclude Franceschi, “potrebbe salire se si potessero controllare meglio i fattori di rischio e la abitudini di vita”.