C’è chi la usa per disinfettare le ferite e chi per schiarirsi i capelli. Altri invece la studiano perché ha un ruolo chiave nella chimica atmosferica di acqua e ozono: ma da oggi sappiamo che l’acqua ossigenata (perossido di idrogeno, H2O2) non è presente solo sul nostro pianeta. Un team internazionale di astronomi ha infatti rilevato per la prima volta tracce di questa molecola nello spazio interstellare: la scoperta, pubblicata sulla rivista Astronomy & Astrophysics, potrebbe essere utile per capire meglio il legame tra due costituenti fondamentali della vita: l’ossigeno e l’acqua.
Per osservare le molecole di perossido di idrogeno, simili a quelle dell’acqua ma con un atomo di ossigeno in più, è stato usato il telescopio Apex dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa): lo strumento, che si trova a circa 5100 metri di altezza sulla piana di Chajnantor nelle Ande cilene, è stato puntato in una zona relativamente vicina della nostra Galassia, accanto alla stella Rho Ophiuchi, a circa 400 anni luce di distanza dalla Terra (la regione è indicata dal cerchio rosso nell’immagine).
La regione è molto densa e fredda (a una temperatura di circa -250°C) e per questo il suo studio risulta complicato: il principale costituente delle nubi interstellari che vi sono presenti è l’idrogeno molecolare (H2), difficile da individuare con le classiche tecniche di osservazione radio o con gli infrarossi. Per questo per rilevare le debolissime tracce di acqua ossigenata (la cui concentrazione è di una molecola di H2O2 ogni 10 miliardi di H2) è stato usato il telescopio Apex, che col suo diametro di 12 metri può osservare la luce a lunghezze d’onda millimetriche e sub-millimetriche con estrema precisione.
I ricercatori pensano che il perossido di idrogeno si possa formare sulla superficie dei grani di polvere spaziale – particelle minuscole, simili alla sabbia o alla fuliggine. Lì si comporrebbe a partire da una molecola di ossigeno (O2) e due atomi di idrogeno.
A partire dall’acqua ossigenata, la reazione con due atomi di idrogeno, darebbe origine alla produzione di due molecole di acqua (H2O). Secondo gli scienziati questa scoperta potrebbe avere un ruolo chiave nella comprensione dei meccanismi di formazione dell’acqua e potrebbe aiutare a spiegare perché l’ossigeno molecolare sia così difficilmente osservabile nello spazio (le prime molecole di O2 sono state scoperte nel cosmo solo nel 2007). “Non capiamo ancora come si siano formate nello spazio alcune delle molecole più importanti sulla Terra. Ma la nostra scoperta dell’acqua ossigenata con Apex sembra mostrarci che la polvere cosmica sia l’ingrediente del processo che ancora mancava” ha detto Bérengère Parise, ricercatrice a capo del gruppo di ricerca Emmy Noether per la formazione stellare e l’astrochimica all’Istituto Max-Planck per la Radioastronomia e coautrice dello studio.
Agli scienziati dell’Esa serviranno dunque ulteriori osservazioni sia di Rho Ophiuchi che di altre nebulose simili dove avviene la formazione di stelle, per capire come questi elementi si leghino tra loro per dare origine ai costituenti necessari alla vita.
salve vorrei dire solo questo troviamo e colonizziamo altre terre nella Via lattea,prima che ci autodistruggiamo,se no a che serve mandare sonde ed altre ricerche spaziali se poi i meravigliosi gioielli (i nuovi pianeti terra) li lasciamo a sè stessi mentre essi sarebbero necessari a dare acqua,aria,terra e cibo sani e puliti all’umanità che ne avrà sempre più bisogno in futuro!
Ciao a tutti
La ricerca dei pianeti extrasolari è sicuramente un campo di studio molto vivo.
In particolare in questo articolo si parla delle prospettive nel futuro prossimo: https://www.galileonet.it/articles/4e24552572b7ab7dfe00006f
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Grazie laura leggerò questi articoli con molto piacere!