Il cibo è necessario ma costa all’ambiente. Il 30% delle emissioni globali di gas serra è generato dalla produzione alimentare, ma l’impatto ambientale è stato finora valutato su macro gruppi di alimenti e non su specifici prodotti. A colmare questo gap nel campo, attraverso un’accurata analisi, è oggi un team di ricercatori dell’Università di Leeds, guidato da Holly Rippin, che ha assegnato per la prima volta un valore specifico di emissioni a più di 3000 prodotti alimentari. I ricercatori hanno quindi incrociato i dati relativi alle emissioni con le abitudini alimentari di 212 adulti (raccolte per un massimo di tre giorni, attraverso myfood24, uno strumento di valutazione dietetica online). Il risultato mostra che chi mangia meglio, più sano, con meno carne e attenendosi alle linee guida in materia di consumo di sale o grassi saturi, emette (indirettamente) anche meno gas serra nell’ambiente. Lo studio è stato pubblicato su Plos One.
Diete vegetariane e diete onnivore
Le diete meno sostenibili dal punto di vista ambientale sono spesso anche più elaborate e caloriche ma povere di nutrienti. Ma non solo: i regimi alimentari non vegetariani presentano una quantità di emissioni maggiori del 59% rispetto alle diete vegetariane, scrive oggi il team di Rippin. Un surplus dovuto alla maggiore quantità di carne consumata, che si riscontra anche nelle diete degli uomini, al punto che le loro emissioni “alimentari” sono maggiori del 41% rispetto a quelle delle donne. I ricercatori hanno inoltre osservato che le persone che assumono grassi saturi, carboidrati e sodio entro i livelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, producono una minore quantità di gas serra rispetto alle persone che eccedono.
Basta poco per fare la differenza
Una dieta basata su verdure, cereali integrali, legumi, frutta fresca e frutta secca, con piccole quantità di pesce e pollame – ispirata ai principi della dieta mediterranea – è sana e anche più eco-sostenibile. Ma oltre a ridurre il consumo di carne e preferire un regime a base vegetale, è possibile contribuire alla sostenibilità ambientale con altri piccoli cambiamenti: sostituire il tè, il caffè e l’alcol con alternative più sostenibili e ridurre il consumo di dolci e di snack, secondo quanto emerge oggi da questo studio.
In futuro, ricerche simili potrebbero allargarsi ad altre valutazioni: scelta del marchio, metodi di produzione, paese di origine ed emissioni prodotte post-vendita. Si tratta infatti di importanti indicatori di impatto ambientale da considerare per scegliere un regime alimentare più eco-sostenibile.
Riferimenti: Plos One
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