Leggere storie e racconti è un’esperienza universale, e potrebbe farci diventare più empatici nei confronti degli altri, a prescindere dalle nostre origini, dalla lingua e dalle differenze culturali. Lo sostiene uno studio pubblicato su Human Brain Mapping e condotto dai ricercatori della University of Southern California. Nonostante le diverse aree del cervello che processano parole e frasi siano state già individuate, infatti, la lettura rimane qualcosa di misterioso. Per esempio, come è possibile per il cervello capire veramente il testo e il suo significato e seguirne al tempo stesso la narrativa, una comprensione che trascende i singoli elementi semantici della storia?
Durante la ricerca gli scienziati hanno utilizzato delle risonanze magnetiche per osservare in che modo il cervello di circa 90 partecipanti reagiva quando leggevano storie nella loro lingua madre: inglese, farsi e mandarino. Le storie, circa 40, trattavano di argomenti personali, come ad esempio il divorzio o il racconto di una bugia. Dai dati raccolti, utilizzando computer e tecniche di analisi del testo, i ricercatori sono poi riusciti ad invertire il processo, e risalire alla storia letta a partire dalle osservazioni eseguite sul cervello dei partecipanti in ognuna delle tre lingue.
“Anche tenendo conto delle differenze fondamentali dei linguaggi, che possono essere letti in versi diversi o possono essere formati da alfabeti completamente diversi, c’è qualcosa di universale che avviene nel cervello quando stiamo processando una narrativa,” ha spiegato Mortaza Dehghani, autore principale dello studio. All’interno di ciascuna lingua, infatti, leggere le storie comportava una serie standard di attivazioni di diverse aree del cervello, utilizzato come una specie di pilota automatico.
Si tratta, suggerisce lo studio, di una funzione in cui il cervello lavorerebbe dietro le quinte per dare senso alla narrativa della storia che si sta processando e riportare alla mente fatti ed elementi letti in precedenza che possono tornare utili. A sua volta, questo potrebbe spiegare il comportamento del cervello non solo quando stiamo leggendo storie, ma anche nella vita di tutti i giorni: questa specie di memoria influenzerebbe infatti la nostra cognizione del passato e del futuro, e l’idea che abbiamo di noi stessi e della nostra relazione con gli altri. In questo senso, è possibile che la lettura aumenti la consapevolezza di noi stessi e l’empatia verso gli altri.
“Uno dei più grandi misteri della neuroscienza è capire come diamo senso al mondo,” ha commentato Jonas Kaplan, che ha preso parte alla ricerca, “Le storie sono una parte fondamentale della nostra natura, e ci aiutano a dare un senso al mondo”.
Riferimenti: Human Brain Mapping