Milano. “Internet? Credo sia destinata ad avere un impatto significativo, ma più lento di quanto affermano i suoisostenitori più accesi. E finirà col diventare uno strumento di uso comune, un pò come il fax negli uffici”. Niente di più,niente di meno: Arno Penzias, premio Nobel per la fisica nel 1978 per aver scoperto, grazie a una vecchia antennatrasformata in un radiotelescopio eccezionalmente sensibile, le tracce lasciate dal “Big bang”, non può certo essereaccusato di eccessivi entusiasmi nei confronti della tecnologia.Eppure è il suo pane quotidiano: se ad assicurargli un posto nella storia della scienza è la sua prima scoperta, e lesuccessive ricerche sulla materia di cui sono fatte le stelle, la sua vita professionale è tutta giocata ai BellLaboratories, in cui ha coperto diversi incarichi direttivi, fino ad assumere quello attuale: direttore della ricerca evicepresidente di Lucent technologies-Bell Labs research (e dove ha dato il suo contributo alla nostra dotazionetecnologica quotidiana, inventando il primo dispositivo di interfaccia tra telefoni e computer, come dire l’antenato delmodem).E in questa veste è intervenuto giovedì a Milano al convegno”Infrastrutture, ambiente e sviluppo”, organizzato daHypothesis per la quarta edizione dei “Dieci Nobel per il futuro”, parlando di “prospettive e insidie” delle reti delprossimo secolo. “Anche se non sarà Internet a portare grandi novità”, dice, “soprattutto perché è ancora moltodifficile mettere in rete imprese in grado di sostenersi economicamente, e ancora di più sostenere le spese necessarieper creare le grandi infrastrutture di accesso”.In futuro, secondo Penzias, si svilupperanno grandi applicazioni, come l’uso di sistemi di telefonia satellitare chepotrebbero rivoluzionare il mondo dei trasporti pubblici e privati. “Sistemi come questi sono già in uso in Giappone, edentro cinque anni potrebbero venire installati su tutte le macchine di Boston”, spiega Penzias. La prospettiva èsoprattutto quella di avere un sistema di trasporto pubblico flessibile e personalizzato. “Sarà presto possibile sapere aogni fermata entro quanti minuti arriverà il prossimo autobus, se sono disponibili posti a sedere e quanto tempooccorre per raggiungere questa o quella destinazione”, prosegue lo scienziato. In questo modo usare i mezzi pubblicidiventerà un’esperienza piacevole e la gente smetterà di prendere la macchina, con risparmio di tempo, denaro einquinamento”.Sì, perché per Arno Penzias il nostro futuro non è fatto di individui solitari, chiusi nelle case di fronte allo schermo deiloro computer: “Siamo fatti per comunicare e i computer possono aiutarci a muoverci di più, a dialogare di più. Internete gli altri strumenti di comunicazione sono utili, certo. Ma “on line” possiamo comprare un libro, non una cravatta.Perché per scegliere una cravatta dobbiamo indossarla, sentire la morbidezza della seta, chiedere l’opinione delcommesso. Lo stesso vale per il telelavoro: avere la possibilità di lavorare a casa, poniamo, un giorno alla settimanapuò essere utile. Ma questa non può essere una scelta obbligata, per tutti e per sempre”.E’ la filosofia di Penzias: i computer sono utili, utilissimi anzi, ma lo sono soprattutto se svolgono il loro compito senzasconvolgere la nostra vita e senza farsi notare troppo, magari grazie ai nuovi dispositivi di riconoscimento vocale(come quelli a cui stanno lavorando alla Lucent) che consentono di utilizzarli anche ai non addetti ai lavori. “E’ comeper le ballerine classiche: la più brava non è quella che fa capire quanto sia faticoso il suo lavoro, ma quella chedanza come se volasse, senza sforzi apparenti. Allo stesso modo, i computer migliori sono quelli di cui neanche ciaccorgiamo. Quelli che usiamo tutti, tutti i giorni, come il bancomat senza neanche sapere se siano computer”.E questa informatica “dal volto umano” è destinata a ridurre burocrazia e scartoffie. “Un’innovazione importantesoprattutto nel vostro paese”, precisa Penzias, che ha intitolato il suo ultimo saggio Harmony business, tecnology andLife after paperwork, come dire “il mondo dopo la burocrazia”, “perché voi italiani avete con la carta, con i documenti,un rapporto di odio-amore tutto particolare. Ma tutto questo è destinato a cambiare”.Un cambiamento tutto in positivo? Penzias non ignora i trabocchetti che attendono i tifosi della tecnologia: “Potrebberoesserci, ad esempio, resistenze e ostilità ai cambiamenti. Oppure le aziende stesse potrebbero finire conl’accontentarsi delle tecnologie attualmente disponibili, senza tenere conto delle esigenze effettive della clientela”. Maci sono anche timori più gravi: “Il fatto che la tecnologia aiuti a superare le barriere della comunicazione è sicuramenteutile, ma può essere anche desocializzante. Grazie ad Internet, chiunque può trovare qualcuno che la pensa come lui,qualunque siano le sue idee e i suoi interessi, e questo è bello. Ma se in una città c’è una persona che ha deicomportamenti antisociali, per esempio è un razzista, oppure un nazista, nella sua comunità deve confrontarsi conl’atteggiamento dei vicini: viene influenzato da ciò che gli succede intorno e deve in qualche modo adeguarsi. Ma cosasuccede se questa persona “viaggia” su Internet, dove troverà molti che la pensano come lui?”