Uno studio pubblicato su Science e condotto dal Massachusetts Institute for Technology, dalla University of Illinois (Usa) e dall’azienda DuPont ha evidenziato che il Dna potrebbe dare una notevole spinta alle applicazioni dei nanotubi di carbonio. Questi, infatti, possiedono eccellenti proprietà elettriche che ne sostengono l’impiego come elementi costitutivi (“building blocks”) in un’ampia gamma di applicazioni elettroniche della nanotecnologia, fra cui strumenti medico-diagnostici molto sensibili e mini-transistor cento volte più piccoli di quelli attualmente utilizzati per i microchip. Tuttavia, quando vengono lavorati, i nanotubi di carbonio di diversi tipi elettronici si raggruppano in modo casuale, condizione che ha un impatto negativo sulla conduttività. La possibilità di selezionare e assemblare i nanotubi di carbonio consente dunque di ottenere una conduttività uniforme. L’équipe ha perciò osservato che i filamenti di Dna “attorcigliandosi” intorno ai nanotubi, lasciando inalterate le loro proprietà, possono separarli e renderli più identificabili. Questa tecnica può essere usata per isolare i nanotubi di carbonio metallici da quelli semiconduttori. Ma anche per selezionare i nanotubi per diametro, elemento importante nelle applicazioni di nanoelettronica. (f.f.)