Quando avete imparato a leggere? No, la risposta non è a quattro anni, tanto meno cinque o sei, ma molto prima: diciamo da appena nati. Sembra, infatti, che il cervello dei neonati nasca già con una predisposizione per il riconoscimento delle parole scritte, molti anni prima che si sappia leggere. Così racconta uno studio dell’Ohio State University, negli Stati Uniti: i ricercatori coordinati da Zeynep Saygin hanno dimostrato, grazie a tecniche di neuroimaging, che nei neonati, proprio come negli adulti, l’area del cervello deputata all’identificazione delle lettere è connessa all’area dedicata al linguaggio. In effetti impareremo a sillabare con il dito sulle pagine qualche anno più tardi ma, di fatto, il nostro cervello sarebbe già programmato per farlo. I risultati, utili anche per lo studio di disturbi dello sviluppo come la dislessia, sono stati pubblicati su Scientific Reports.
Connessioni e specializzazione
Il cervello adulto possiede zone distinte della corteccia cerebrale (la parte più esterna ed evolutivamente avanzata), ognuna delle quali è specializzata in una determinata funzione. Quando e in che modo queste si formino è però ancora incerto, ed è oggetto di dibattito nella comunità scientifica. Una delle ipotesi più accreditate è quella della connettività: secondo questa teoria, la specializzazione di un’area del cervello è data dalla quantità e dalla qualità delle connessioni con i neuroni delle altre aree.
Sulla base di questa ipotesi nel 2011 è nato il Progetto Connettoma Umano, patrocinato dall’Istituto Nazionale della Salute statunitense: lo scopo del progetto è quello di tracciare, grazie alla combinazione di tecniche di neuroimaging e analisi computazionali, una mappa precisa del cervello che riporta tutte le interazioni tra i neuroni, in modo da indagare le funzioni mentali avanzate degli esseri umani. Tra queste, la lettura è una delle più peculiari: negli adulti il riconoscimento delle lettere scritte è compito della “Visual Word Form Area” (VWFA), zona della corteccia cerebrale che si trova molto vicino a quella deputata al riconoscimento facciale, e in stretta comunicazione con l’area dedicata al linguaggio, nell’emisfero sinistro del cervello.
Lettori si nasce o si diventa?
I neuroscienziati in genere ritengono la lettura un’attività “fortemente dipendente dall’esperienza”: infatti, più un bambino legge, più le connessioni cerebrali tra le aree della lettura e del linguaggio si intensificano, permettendogli di leggere meglio e più velocemente. Teoricamente, quindi, il cervello si svilupperebbe per leggere solo quando gli vengono presentate le parole scritte. Difatti, fino a poco tempo fa si pensava che nelle prime fasi dello sviluppo le due aree visive adiacenti avessero la stessa funzione, e che la VWFA si specializzasse per il riconoscimento delle lettere solo quando i bambini cominciavano a leggere. Grazie al Progetto Connettoma Umano, gli autori dello studio hanno scoprire che le cose non stanno affatto in questo modo.
Come si impara a leggere e cosa può andare storto
Gli scienziati hanno analizzato le scansioni cerebrali (ottenute con la risonanza magnetica funzionale) di 40 neonati di circa una settimana di vita e le hanno confrontate con immagini simili di 40 adulti, tutti partecipanti al Progetto Connettoma. Sorprendentemente, in maniera del tutto simile ai cervelli adulti, l’area VWFA dei neonati presentava delle connessioni con l’area preposta al linguaggio, differenziandosi significativamente dalla vicina area visiva per il riconoscimento facciale. Gli scienziati hanno ipotizzato, quindi, che in qualche modo la VWFA è già programmata per distinguere le parole fin dalla nascita, molto prima che si inizi a leggere.
Le aree visive di adulto e neonato non sono identiche, e qui potrebbe giocare un ruolo fondamentale l’esperienza. “Probabilmente è necessario un ulteriore perfezionamento del VWFA man mano che i bambini crescono”, dice Saygin. “L’esperienza con la lingua parlata e scritta rafforzerà le connessioni con il circuito cerebrale deputato al linguaggio e, man mano che una persona diventa più alfabetizzata, la VWFA si differenzierà ulteriormente dalle regioni vicine”.
Il team di Saygin ora vuole indagare le connessioni cerebrali relative alla lettura man mano che avviene lo sviluppo cerebrale e ha iniziato con bambini di 3 e 4 anni, poco prima che imparino a leggere. Ricostruire le basi della funzione mentale basandosi su immagini ottenute da persone diverse consentirà agli scienziati di apprendere di più sulla variabilità individuale e sulle possibilità di intervento su disturbi come la dislessia. “Monitorare la specializzazione di quest’area ci farà capire di più su come il cervello umano sviluppa la capacità di leggere e su cosa può andare storto”, conclude Saygin.
Riferimenti: Scientific Reports