Alla scoperta delle possibili applicazioni della genetica molecolare per il miglioramento delle piante coltivate e la realizzazione di nuove varietà. Ma senza prendere in considerazione quelle geneticamente modificate. Così si muoveranno i ricercatori di otto paesi europei all’interno dell’Easac (European Academies Science Advisory Council), organizzazione che unisce 16 accademie scientifiche nazionali europee. L’obiettivo è semplice quanto originale: utilizzare le conoscenze genetiche ottenute negli ultimi anni per sviluppare le tecniche convenzionali di selezione, quelle da secoli consentono di incrociare varietà diverse per ottenerne di nuove, più rispondenti alle esigenze umane. L’idea viene dall’Italia. Per la precisione da uno studio realizzato nel 2002 dall’Accademia dei Lincei e poi sottoposto all’organizzazione internazionale che ora promuove il progetto “Crop plant genomics”, guidato da Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, presidente dell’Accademia nazionale delle Scienze detta dei Quaranta. Per saperne di più, Galileo ha intervistato Enrico Porceddu, ordinario di genetica agraria all’Università della Tuscia di Viterbo e segretario del gruppo di studio internazionale. Professor Porceddu, da dove viene l’idea di questo tipo di ricerca?“Da tre considerazioni. La prima è che conosciamo poco della biologia delle piante. La ricerca sul genoma si è concentrata su alcune specie considerate modello per la scienza ma non ha approfondito parametri come la qualità/quantità delle piante che sono invece determinanti per la produzione. La seconda è che questo tipo di ricerca è nelle mani dei privati, che naturalmente sono mossi dal proprio interesse. Quando è invece il settore pubblico a investire, il vantaggio è per la collettività. In terzo luogo questo studio è un’opportunità: l’Easac riunisce 16 accademie chiamate dall’Unione Europea a dare dei pareri su questioni di importanza scientifica strategica. La garanzia è che questo consiglio è una forza indipendente non legata a un paese specifico. L’Easac ha lanciato questo progetto per verificare a che punto è la ricerca in questo settore in Europa. Innanzitutto abbiamo raccolto dei pareri autorevoli (forniti da altri centri rispetto al nucleo di quelli che stanno conducendo lo studio). Poi abbiamo lanciato un’iniziativa pubblica chiedendo a diversi centri di dirci un parere su alcuni temi per noi fondamentali. In ultimo indagheremo anche l’opinione del pubblico sull’applicazione della genetica molecolare alle tecniche tradizionali”.Cosa vuol dire applicare la genetica molecolare al miglioramento delle piante coltivate?“Fino a oggi gli incroci sono stati fatti usando piante diverse senza sapere cosa poteva succedere al loro patrimonio genetico. Grazie al sequenziamento genetico e a una migliore conoscenza nel settore della genomica ora invece possiamo programmare nel dettaglio i nostri interventi, modificando in modo opportuno gli incroci tra le piante e stimolando la loro biologia. Conoscere non vuol dire per forza modificare: in molti casi è possibile intervenire con tecniche che non sono strumenti genetici diretti ma tecniche di coltura, acqua e fertilizzanti, per risvegliare geni dormienti o non attivi e stimolare così delle reazioni prima non innescate”.La vostra ricerca è un’alternativa allo sviluppo di organismi geneticamente modificati?“Direi piuttosto che ha una posizione complementare. La ricerca sulle piante geneticamente modificate oggi ha dei limiti: si sa come inserire un gene ma non si conosce quello che succede all’insieme della pianta dopo che il suo patrimonio genetico è stato modificato.Chi fa ricerca sulle biotecnologie applicate alle piante lavora sul principio dell’equivalenza sostanziale (tra la varietà gm e quella naturale dalla quale essa è ricavata grazie all’inserimento di un gene alieno, ndr), il nostro approccio invece si basa sul principio del ‘conoscere prima di agire’. In molti casi, per esempio, per ottenere i risultati sperati, come migliorare la produttività di una pianta, non è necessario l’inserimento di un gene. Ci riserviamo di valutare quali siano le migliori possibilità, cosa è meglio fare per ottimizzare i sistemi di produzione. E queste sono informazioni che si possono ottenere proprio grazie alla genetica molecolare”.Qual è lo stato dei finanziamenti?“In Europa sono molto scarsi. E nel VI programma quadro si è scelta addirittura una riduzione, privilegiando la ricerca in campo medico. Il nostro studio è importante in questo scenario poiché si propone di valutare le priorità per l’Europa e stabilire dove potremmo arrivare tra 15 anni. Per capire quali benefici potrebbero derivare da questo tipo di ricerche si può usare l’esempio dei virus: migliori conoscenze genetiche hanno permesso di fare previsioni sulle epidemie influenzali e di produrre vaccini più efficaci. Così dal momento che il sequenziamento del genoma di un’importante specie vegetale come il riso è ormai completato e sono in fase avanzata studi su altre specie, come il mais, l’orzo, il pioppo, l’erba medica e la barbabietola da zucchero, queste informazioni potrebbero consentire rilevanti progressi anche nella messa a punto delle strategie del miglioramento genetico convenzionale”.