Uno dei frutti simbolo dell’estate, l’anguria, veniva già consumato 4500 anni fa come dessert nell’Antico Egitto, come documentato in alcune antiche pitture. Non un caso, secondo quanto suggerito da una nuova ricerca pubblicata su PNAS: le origini dei cocomeri infatti andrebbero fatte risalire ad aree del continente africano che spaziano dalle zone occidentali a quelle nordorientali degli antichi Egizi.
“Abbiamo scoperto che le angurie come le conosciamo oggi – con una polpa dolce, spesso rossa che può essere mangiata cruda – sono geneticamente più vicine alle forme selvatiche dell’Africa occidentale e nord-orientale”, ha spiegato Susanne S. Renner della Washington University, illustrando il lavoro che la vede tra gli autori. Lavoro che ha mescolato insieme dati piuttosto diversi tra loro per far luce sulla strada che verosimilmente ha permesso al cocomero di diventare oggi il frutto che conosciamo. I ricercatori infatti hanno combinato analisi genetiche di diverse specie e varietà di Citrullus (il cocomero è un Citrullus lanatus, subsp. vulgaris) con dati iconografici provenienti da alcune tombe egizie.
Che il cocomero potesse avesse origini africane era noto, ma il raggruppamentto insieme al melone cedro sudafricano (Citrullus amarus) fu un errore tassonomico, spiegano gli autori, dovuto nell’uso dei sinonimi che ha portato ha confonderlo con l’anguria domestica.
Le analisi genetiche hanno permesso ai ricercatori di identificare nel melone sudanese del Kordofan (Citrullus lanatus subsp. cordophanus) – dalla polpa biancastra e non amara – coltivato nel Darfur, come il più vicino al cocomero che mangiamo oggi. A seguire, il parente più stretto, è il Citrullus mucosospermus dell’Africa occidentale. Ma i ricercatori non si sono limitati a riscrivere l’abero filogenetico del cocomero, ne hanno tracciato anche la possibile evoluzione: secondo loro i primi agricoltori potrebbero aver coltivato varianti selvatiche non amare, anche se è verosimile che dolcezza della polpa sia probabilmente aumentata nel corso dell’addomesticamento e anche il caratteristico colore (dovuto al licopene) è il risultato di processi di selezione.
Dove sia avvenuto questo processo non è chiaro: forse nell’attuale Sudan stesso o forse in regioni più occidentali dell’Africa, raccontano gli autori, per i quali la scoperta delle possibili origini del cocomero rappresenta un’opportunità. “L’anguria di oggi proviene da un ceppo genetico molto piccolo ed è altamente suscettibile a malattie e insetti nocivi, tra cui varie muffe, altri funghi, virus e nematodi “, ha infatti commentato Renner: “Finora, abbiamo trovato variazioni in tre geni di resistenza alle malattie tra il melone del Kordofan e l’anguria domestica”. A cosa serve saperlo? Per lo sviluppo di nuove varietà, magari più resistenti alle malattie, concludono i ricercatori.
Riferimenti PNAS