Le speranze di ritrovare il picchio da becco color avorio sono nelle mani di un ornitologo robot. Posizionato nella riserva naturale dell’Arkansas, lo studioso automatizzato passa in rassegna il cielo nella speranza di individuare l’uccello e di provare la sua esistenza grazie a uno scatto fotografico. Il sistema usa due video camere che filmano il cielo senza soluzione di continuità; le immagini sono poi analizzate da un software alla ricerca del raro esemplare. Solo i fotogrammi con gli uccelli vengono archiviati, gli altri sono cestinati automaticamente. Sono poi gli esperti in carne ed ossa a studiare ulteriormente gli scatti per vedere se effettivamente si tratta del picchio oppure di qualche altro animale.
“Ormai il robot lavora da più di tre mesi e su 10mila immagini prese, solo una conteneva un uccello. E purtroppo non era quello giusto”, spiega Ken Goldberg dell’Università della California a Berkeley, che ha messo a punto il sistema e l’ha presentato all’annuale meeting dell’American Association for the Advancement of Science a San Francisco in svolgimento in questi giorni. L’enigmatico picchio dalla chioma rossa, bianca e nera viveva nel sud-est degli Stati Uniti e a Cuba, ma il suo ultimo avvistamento è stato nel 1944. Da quel momento in poi gli ornitologi non hanno mai smesso di cercarlo, anche se senza successo.
Poi, nel 2004, qualcuno dichiarò di averlo visto in Arkansas, nella zona del basso Mississippi, caratterizzata da terre umide e foreste. Un’area, però, che si estende per 250 chilometri quadrati, troppo per le capacità di avvistamento umane. Ecco allora l’idea di uno speciale osservatore, a cui nulla poteva sfuggire. Un sistema che potrebbe essere usato anche per scovare altri animali di difficile individuazione, come gorilla od orsi. (l.g.)