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Premiata l’iniziativa

Instaurare collaborazioni fruttuose tra università e industrie è arduo a livello planetario, ma in Europa il muro tra queste due realtà è spesso insormontabile. È il “paradosso europeo”: le idee innovative e originali che nascono nei laboratori di ricerca dell’Ue finiscono per essere sfruttate da industrie del mercato asiatico o americano. Una soluzione concreta giunge dal primo programma pan-europeo, varato il 10 giugno scorso con lo scopo di incentivare la cooperazione tra aziende e università. Il progetto è promosso da una serie di grandi compagnie (Amgen, Microsoft, Procter & Gamble, Vinnova, Johnson & Johnson Pharmaceutical Research and Development e The Wellcome Trust) che hanno unito le forze per istituire il Premio per gli Imprenditori Accademici 2008 (Academic Entrepreneurs Award 2008). Tra i campi interessati ci sono le scienze della vita, la tecnologia dell’informazione, la chimica dei materiali e l’energia rinnovabile.

Un secondo contributo arriva grazie a un’inchiesta on line avviata da Science-Business il 13 luglio, che mette in luce, dopo la prima settimana di raccolta dati telematica, le maggiori difficoltà di comunicazione tra scienza e business. I primi risultati di questa inchiesta online hanno coinvolto gli iscritti al “Euroscience Open Forum”, il più importante congresso multidisciplinare dei ricercatori europei, tenutosi recentemente a Barcellona.

L’analisi dei 228 questionari ha evidenziato i principali ostacoli che, secondo gli interessati, impediscono ad aziende e università di mettere in opera collaborazioni efficaci. Secondo il 30 per cento degli intervistati il maggior problema è il divario culturale, che rende difficile la comunicazione tra ricercatori e quadri aziendali. Al secondo posto (26%) c’è il conflitto sugli obiettivi da perseguire. I ricercatori universitari, infatti, non comprenderebbero le esigenze imposte dal sistema economico della domanda e dell’offerta, almeno stando a quanto dichiara il 62 per cento dei responsabili aziendali di marketing e vendite. Alcuni intervistati, inoltre, hanno segnalato problemi legati a pratiche burocratiche stancanti e disaccordi sulla proprietà del prodotto finale.

Ma non ci sono solo note negative. Tra coloro che hanno instaurato rapporti andati a buon fine, infatti, il 68 per cento reputa che lo scambio di esperienza e conoscenze sia stato proficuo, mentre l’82 per cento ritiene che il lavoro in tandem abbia dato vita a tendenze di mercato innovative (benché solo il 34 per cento degli intervistanti ritenga che questa innovazione abbia trovato largo impiego nella vita quotidiana). I risultati dell’inchiesta on line, che continuerà nei prossimi mesi, e i nomi delle “università imprenditrici” che avranno vinto il premio, saranno comunicati il 2 dicembre nella conferenza del Stockholm’s Karolinska Institute. Le proposte delle università potranno essere inviate entro il 30 settembre. (i.n.)

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