E’ tempo di vacanze. Ma quanti, nel recarsi al mare o in montagna o in una città d’arte, si sono mai chiesti se anche un disabile possa accedere alle spiagge, visitare il Louvre o il Prado, andare in crociera e partecipare a uno zoo safari? Di sicuro lo hanno fatto quelli di Mondo Possibile, il primo operatore turistico italiano dedicato interamente al turismo sociale. Impegnato, cioè, nell’organizzare vacanze alla portata di tutti, anche di chi ha problemi di abilità motoria o è colpito in vario modo da patologie disabilitanti. “L’iniziativa nasce circa dieci anni fa”, ha spiegato Stefania Marson, programmatrice di Mondo Possibile, “sulla scia del lavoro già iniziato da Massimo Micotti (responsabile anche lui della programmazione) e dalla Promotour di Torino nel campo appunto del turismo accessibile. Nel 1994 abbiamo deciso di unirci alla loro attività. Spinti, almeno per quanto mi riguarda, da esperienze di vita, essendo stato mio padre primo atleta e presidente per 12 anni della Federazione Italiana Sport Disabili”. Promosso dall’agenzia By Sfoglia Viaggi, di cui la stessa Marson è direttore tecnico, Mondo Possibile si trova al centro di una rete di contatti che coinvolge numerosi tour operator. In questo modo, vengono tracciati percorsi adeguati ai turisti disabili che vogliono visitare il Bel Paese, mentre il programma corrispettivo Accessible Europe organizza viaggi nel Vecchio Continente. Ma cosa offrono questi speciali pacchetti turistici? “Programmi su misura, servizi specifici, camere adattate per tutti coloro che sono diversamente abili”, va avanti Marson. “A volte, per poter garantire anche l’assistenza, ci appoggiamo a cooperative che organizzano vacanze assistite”. Associazioni, Asl, famiglie e singoli: questi gli utenti del tour operator. “All’inizio le richieste provenivano soprattutto da persone con disabilità motoria, ma ora stanno crescendo quelle da parte dei non vedenti e dei dializzati, anche se in quest’ultimo caso le cose si complicano un po’. Manca infatti in Italia un sistema di banche dati, che permetta, come invece avviene in altri Paesi, di organizzare la villeggiatura nei posti dove si trovano centri specializzati”. Non è facile stilare una classifica delle città italiane ed europee più accessibili. Capita infatti che alcune siano dotate di rampe, scivoli, ascensori nelle stazioni e negli edifici di interesse turistico, ma non di mezzi di trasporto pubblico adeguati, o viceversa. In molte, poi, la pavimentazione stradale, il traffico e l’abitudine di parcheggiare sui marciapiedi pregiudicano non poco il transito a chi non deambula con facilità. In linea generale, si può affermare “che in molte delle nostre città la situazione è migliorata negli ultimi anni, soprattutto in occasione dei grandi eventi, come è stato il Giubileo per Roma. Nel contesto europeo diciamo che, quanto all’abbattimento delle barriere architettoniche e alla presenza di strutture ricettive accessibili, l’Italia si colloca più o meno a metà, in posizione sicuramente inferiore rispetto ai Paesi anglosassoni e del nord Europa, ma superiore rispetto a molti altri Stati, quali la Grecia, fanalino di coda del continente. Anche se, in vista delle prossime Olimpiadi di Atene, la situazione sta progressivamente migliorando”.I principali ostacoli tuttavia non sono fisici. “Sono ancora troppe le barriere mentali, conclude Marson, che rendono la vita difficile ai disabili. Si tiene ancora troppo poco conto di loro quando si progettano palazzi, alberghi e città, anche se le leggi in materia non mancano. Assenti sono piuttosto i controlli sulla loro applicazione e, soprattutto, la mentalità giusta nei confronti dell’universo handicap”.