Ricordando Fermi, gli anni americani

Questo interessante lavoro (James W. Cronin, Fermi Remembered, The University of Chicago Press, 2004, pp.296, euro 43,48) segue di pochi anni le celebrazioni fermiane del 2001, centenario della nascita dell’illustre fisico italiano. In tal senso è l’equivalente in inglese dell’importante biografia ‘Enrico Fermi in America’ scritta da Giulio Maltese in italiano per Zanichelli nel 2003.

Tuttavia questo libro è molto diverso da quello di Maltese in quanto non vuole essere una descrizione esaustiva della vita di Fermi in America, ma piuttosto una collezione di materiale vario del fisico italiano e della sua esperienza negli Stati Uniti dal 1945 al 1954. A raccogliere tutta la documentazione, oltre che a scrivere la prefazione e il capitolo conclusivo di questo volume, è stato James W. Cronin, ex-allievo di Fermi a Chicago e premio Nobel per la fisica. Alcuni dei documenti di questo volume non sono affatto nuovi. Per esempio, l’introduzione è la ristampa della breve biografia che Segrè scrisse in occasione della pubblicazione delle opere di Fermi nel 1962 (nel 1970 Segrè scriverà anche ‘Enrico Fermi fisico’, che è invece la sua prima biografia scientifica).

Altri invece sono nuovi documenti e testimonianze che Cronin ha messo insieme con bravura e precisione. Eccezionale è anche il materiale documentario che contiene varie carte dall’archivio Fermi di Chicago (e da altri archivi) e 34 fotografie di notevole interesse. Fra le carte d’archivio spicca certamente una copia fotostatica del giudizio che i servizi d’intelligence dell’esercito americano stilarono nel 1940. In esso si sottolinea che Fermi ‘essendo senza alcun dubbio un fascista’ può essere reclutato per progetti segreti di carattere militare ‘solo in seguito ad ulteriori accertamenti sulla sua persona, e in ogni caso si raccomanda di non assumerlo’. Chissà cosa ne sarebbe stato del Progetto Manhattan se questo giudizio fosse stato preso alla lettera.

La parte più interessante di questo volume sono certamente i capitoli centrali in cui vengono riportate le testimonianze di colleghi e studenti principalmente americani, ma anche di altri paesi. Va detto che a tratti si ha l’impressione che per alcuni soggetti il tempo cancelli la memoria e la sostituisca con l’esaltazione del personaggio. Per esempio il fisico americano Maurice Goldberger parla di Fermi come di una ‘macchina da fisica’ che aveva accettato la sfida della Natura perché la Natura era il suo avversario. Tralasciando la retorica, emerge in molti racconti il volto umano di Fermi, il suo umorismo, la sua ironia, nonché le situazioni inusuali in cui per forza di cose si veniva a trovare. Interessante per esempio è la testimonianza dello studente Darragh E. Nagle che ricorda la costruzione della prima pila nucleare, il progetto più importante diretto da Fermi in quegli anni, come un film dell’orrore.

Lo Stagg Field, lo stadio di football nei cui locali la pila fu assemblata, aveva una architettura neogotica; la pila sembrava un mostro ‘dormiente e malvagio’; mentre gli uomini sembravano demoni con gli occhi rossi e ricoperti di polvere nera a causa della grafite. L’effetto demoniaco della grafite viene citato dallo stesso Fermi in un breve discorso (anch’esso qui riportato) in cui osserva che i fisici sembravano minatori e le loro mogli erano furiose visto che i loro mariti avevano costante bisogno di vestiti puliti o nuovi.

Di certo questo libro non affronta (ma questa sembra una scelta più che un limite) le questioni spinose relative alle scelte del fisico italiano, specialmente in relazione alle decisioni sulla bomba nucleare, la bomba H o alle sue posizioni rispetto alla caccia alle streghe degli anni Cinquanta. Tuttavia, mescolando un po’ di inevitabile retorica con molta umanità varia, questo libro siamo certi che interesserà tutti coloro che vogliono conoscere di più della vita di Fermi in America, del suo ruolo nel contesto del progetto Manhattan, ma soprattutto del Fermi insegnante, scienziato, e collega di laboratorio.

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