Massimo Marcolin, Paola Pacetti
Che senso ha?
Giunti, Editoriale Scienza
pp. 114, lire 49.000 libro + Cd-Rom
“Mi sento un verme. Un verme sente?” A chiederselo sono Massimo Marcolin e Paola Pacetti nel libro “Che senso ha?”, un vero e proprio viaggio nel mondo delle sensazioni. Con un sottotitolo che non lascia adito a dubbi: “esperienze sui nostri sensi e su quelli dei nostri dissimili”.
Provare sensazioni è una caratteristica di tutti gli esseri viventi: un occhio non esperto non sa forse distinguere la coda dalla testa di un lombrico, e invece quest’anellide la possiede ed è ricca di recettori sensibili alla luce che gli servono per scavare le tipiche buche nel terreno. Ma spesso delle sensazioni degli animali abbiamo una visione antropocentrica, per cui siamo portati a credere che i pesci non abbiano il dono dell’udito perché non hanno le orecchie e invece ci sentono benissimo. Così come ci sentono i serpenti anche se privi di timpano: riescono a percepire i suoni poggiando la mandibola sul terreno e avvertendone le vibrazioni.
“Siamo abituati a indicare come organi di senso i cinque sensi comunemente conosciuti: tatto, gusto, olfatto, vista e udito. Esiste invece una vasta gamma di recettori di senso, che però percepiscono solo tre tipi di stimoli: luminosi, chimici e meccanici”, spiegano gli autori. Una mosca, ad esempio, che per noi non è altro che un insetto stupido e fastidioso, è dotata di recettori sensibili a stimoli chimici posti sulle zampe anteriori che gli permettono di valutare la concentrazione degli zuccheri, sostanze di cui si nutrono. “Non esiste dunque la realtà, come è per noi intuitivo pensare, ma le realtà, frutto di diversi e specifici modelli di vita dei vari organismi”.
“Che senso ha?” fa parte di una nuova collana della casa editrice Giunti chiamata Explorabook, rivolta ai bambini e alle loro famiglie. Più da esplorare che da leggere. Non solo contiene un Cd-Rom, ma è corredato da immagini, foto, giochi, inserti da staccare, indovinelli ed esperimenti che accompagnano il lettore nell’universo delle sensazioni, facendogli indossare ora i panni della cicala ora quelli dell’elefante, e via dicendo: “prova a guardare con altri occhi”, suggeriscono Marcolin e Pacetti, quelli “pieni di colori” del piccione, ad esempio, oppure avvicina alle orecchie due imbuti per sentirci come un elefante. Un invito a staccarsi dai “pregiudizi” della specie e della quotidianità, per poter percepire il mondo in maniera diversa e scoprirne la magia.