Serpenti, un antidoto sta finendo

Ogni anno 5 milioni di persone vengono morse da un serpente, 100mila di questi muoiono e per 400mila sopravvivono sfigurati o con disabilità causate dalle amputazioni. Vittime (probabilmente sottostimate) purtroppo destinate ad aumentare se non verrà trovata al più presto una soluzione all’impoverimento delle scorte di un importante antidoto per il veleno dei serpenti. È questo l’appello di Medici senza frontiere in occasione dello European Congress on Tropical Medicine and International Health, in corso a Basilea.

Msf parla di un antidoto in particolare: il Fav-Afrique, in grado di trattare con sicurezza ed efficacia casi di avvelenamento da morsi di alcuni dei serpenti più pericolosi dell’Africa (solo nell’Africa Subsahariana infatti ogni anno si contano 30 mila morti e 8000 amputati in seguito a morsi di serpente, molti dei quali bambini), come gli elapidi e i viperidi.

“La maggior parte delle persone che vengono morse da un serpente non sa esattamente di sicuro quale tipo di serpente l’abbia morsa, per cui avere un antidoto che funzioni contro diverse specie è veramente importante”, ha rimarcato Polly Markandya di Msf: “Siamo preoccupati che senza questo antidoto disponibile, le persone moriranno inutilmente”.

Poche infatti sono le alternative di comprovata sicurezza ed efficacia a questo antidoto fuori produzione dal 2014 e le cui scorte finiranno a giugno del 2016. Per due anni, continuano da Msf, non è previsto inoltre l’arrivo di prodotti sostitutivi di Fav-Afrique. Stando a quanto riporta la Bbc, infatti, Sanofi è intenzionata a mettere a disposizione i protocolli di produzione di Fav-Afrique ad altre aziende e ne starebbe negoziando la produzione con un altra società, ma le trattative potrebbero concludersi solo a fine 2016.

La questione, conclude Msf, andrebbe considerata come un’emergenza sanitaria pubblica, che necessita dell’impegno di tutti: delle organizzazioni sanitarie, dei governi, dei finanziatori (considerato che per ogni persona il trattamento può costare anche 500 dollari, pari a circa 4 anni di lavoro in alcune zone) e delle aziende farmaceutiche certo. A tal proposito, Julien Potet, Neglected Diseases Advisor per MSF’s Access Campaign si augura che Sanofi possa trovare modo di tornare a produrre l’antidoto fino a quando non sarà disponibile un’alternativa. Anche se da Sanofi avrebbero fatto sapere che, oltre ad essersi resi disponibili per il trasferimento della tecnologia, l’annuncio dell’uscita dal mercato di Fav-Afrique era stato dato già nel 2010: “È strano che ci si stia rendendo conto di questo problema solo ora, cinque anni più tardi”, avrebbe riferito un portavoce dell’azienda, che avrebbe offerto la tecnologia per produrre il siero da tempo, senza ricevere riscontro.

Via: Wired.it
Credits immagine: Orias1978/Flickr CC

1 commento

  1. come e possibile tutto questo , a che cosa serviamo se non possiamo aiutare
    ma il pensiero di chi studia questi percorsi non studia abbastanza
    perche si potrebbe ottenere di più aiutando che distruggendo
    se ce poco siero cercate almeno di isolare i serpenti ,io dico la mia forse e meno rischioso per tutti

    grazie a tutti (purtroppo non c’é più tempo )

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