Col solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno, possiamo dirci ufficialmente dentro alla stagione estiva. E’ il trionfo del sole che si fissa nel cielo – solstizio deriva dal latino sol “sole” e sistere “fermarsi” – annunciando il tempo del raccolto ma anche il progressivo accorciarsi delle giornate fino al solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno. Eventi astronomici che, insieme agli agli equinozi, scandiscono i tempi della vita umana da epoca immemorabile, come dimostrano tanti siti preistorici e archeologici e anche storici. A tutti viene in mente Stonehenge, ma luoghi legati a questi fondamentali eventi astronomici sono diffusi in tutto il mondo e anche in Italia, ovviamente. Ecco quindi un breve viaggio lungo la Penisola alla scoperta di cinque luoghi dove il solstizio d’estate dà spettacolo.
Quella pietra è un calendario
Un paio di anni fa, una strana roccia bucata che si trova a Gela, in Sicilia, in un’area probabilmente abitata già dall’Età del Bronzo, 2000 a.C., ha attratto l’attenzione di alcuni studiosi di archeoastronomia. Il primo ad intuirne la funzione è stato Alberto Scuderi, studioso amatore e vice direttore dei Gruppi Archeologici d’Italia: la pietra sarebbe una pietra-calendario, attraversata dal disco solare soltanto in alcuni momenti dell’anno. È bastato verificarlo nel solstizio d’inverno del 2017: all’alba il sole si è posizionato esattamente dentro il cerchio nella roccia. E d’estate? Col solstizio d’estate, lo stesso fenomeno lo si può osservare, ma al tramonto.
Solstizio d’estate in Val Camonica
Da tutt’altra parte d’Italia, in Val Camonica (provincia di Brescia) a Paspardo, si trova quella che è chiamata Roccia del Sole, la meridiana stagionale, forse la più antica d’Europa. La valle è conosciuta per essere uno dei luoghi più ricchi di incisioni rupestri, realizzate dai camuni che abitavano l’area fin dal Neolitico, oggi patrimonio Unesco. Sulla roccia in questione sono incise tre serie di righe, disposte a raggiera sotto alcuni cerchi concentrici. Si pensava fosse una rappresentazione del sole o di una divinità femminile con orecchini e collana, finché nel 1999 l’archeo-astronomo Mario Codebò con alcuni colleghi ha ipotizzato si trattasse di un’antica meridiana solare. Se si posiziona infatti un’asta nel centro dei cerchi, l’ombra proiettata sulla roccia coincide con le righe e segna solstizi ed equinozi. Se il 21 giugno vi poggerete il bastone da passeggio, l’ombra proiettata coinciderà con la riga in basso a destra.
Il foro gnomonico di San Petronio a Bologna
A proposito di meridiane, la meridiana più lunga del mondo si trova sempre in Italia, sul pavimento della Basilica di San Petronio a Bologna. Fu realizzata dall’astronomo Gian Domenico Cassini attorno al 1657. La luce solare entra da un piccolo foro, detto foro gnomonico, posizionato a 27 metri d’altezza sul soffitto della chiesa, e durante l’anno percorre la meridiana che attraversa la navata sinistra. Il giorno del solstizio d’estate, il sole riempie il carapace di un granchio, il segno zodiacale del Cancro, tracciato sul marmo.
Spunta un rosone in San Leonardo
Un’altra tappa di questo viaggio tra i luoghi del solstizio d’estate riguarda sempre la luce che entra in una chiesa attraverso un foro gnomonico, ma questa volta ne può godere chi si trova in Puglia. Il foro si trova infatti nella splendida abbazia duecentesca di San Leonardo, a Manfredonia. Il giorno del solstizio d’estate quando il sole è allo zenit, la luce penetra nel foro e proietta, perfettamente al centro tra le due colonne di uno degli ingressi, un piccolo rosone a undici raggi. E l’unico momento dell’anno in cui si può osservare l’o spettacolo.
Villa Adriana: la torre del solsitizio d’estate
Un altro gioco di luce lo si incontra, proprio il giorno del solstizio d’estate, a Villa Adriana, la residenza che l’imperatore Adriano fece realizzare a Tivoli nel II secolo d.C.. Ogni 21 giugno, in uno degli edifici del grande complesso imperiale, Roccabruna il sole entra da una fessura a forma di cuneo sopra la porta dell’edificio e illumina una nicchia sulla parete opposta. Secondo l’archeologa Marina de Franceschini, l’allineamento astronomico di Roccabruna e di un tempio di un altro complesso della villa, l’Accademia, che permette simili giochi di luce durante i solstizi, sarebbe legato ad alcuni culti di origine egizia, adottati dalla religione romana.
In copertina: Alba del solstizio d’inverno al megalite di Gela. Crediti: G. La Spine, 2016