Le tartarughe possono influenzare il loro sesso muovendosi nell’uovo

tartarughe
(Immagine: Ye et. al / Current Biology)

Un po’ più in qua, un po’ più in là, alla ricerca di un posticino né troppo caldo né troppo freddo. Così, spostandosi all’interno del loro ovetto, gli embrioni di alcune specie di tartaruga potrebbero “decidere” se saranno maschi o femmine. Non si tratta ovviamente di una vera e propria scelta, ma secondo il team dell’Accademia cinese delle scienze e della Macquarie University of Australia che ha fatto la scoperta questo meccanismo potrebbe essere una strategia evolutasi nelle tartarughe per compensare gli effetti dei cambiamenti climatici e tutelare la specie.

La temperatura e la determinazione del sesso

Forse non tutti lo sanno, ma in alcuni rettili è la temperatura a determinare il destino sessuale degli embrioni. Per le tartarughe in generale esiste un valore di temperatura ottimale per ciascuna specie che garantisce grossomodo un rapporto tra maschi e femmine di 1 a 1. Sotto questa soglia gli embrioni saranno in prevalenza maschi, sopra in prevalenza femmine. L’incremento della temperatura, infatti, fa variare l’espressione di alcuni geni che guidano lo sviluppo e il differenziamento cellulare.

Nel nuovo studio, appena pubblicato su Current Biology, i ricercatori però hanno scoperto che l’embrione può giocare un ruolo nella determinazione del proprio sesso. Come? Spostandosi lungo il gradiente di temperatura interno all’uovo. Gli scienziati hanno osservato che da un’estremità all’altra delle uova di Mauremys reevesii (una specie di tartaruga d’acqua dolce) ci può essere una differenza di temperatura fino a 4,7°C, sufficiente a influenzare lo sviluppo del nuovo organismo.

Quale sesso? Decidono gli embrioni delle tartarughe

Per scoprirlo gli scienziati hanno incubato le uova di tartaruga in nidi artificiali e in nidi semi-naturali collocati in stagni all’aperto, facendo in modo che si formasse sempre un gradiente termico all’interno dell’uovo. Metà delle uova poi è stata iniettata con capsazepina, una sostanza che blocca i sensori di temperatura dell’embrione, impedendo il comportamento termoregolatorio. Alla schiusa i ricercatori hanno notato che gli embrioni privati di meccanismo termoregolatorio erano rimasti al centro dell’uovo e si erano differenziati in quasi tutti maschi o quasi tutte femmine in relazione alla temperatura fissata dagli sperimentatori. Gli altri, invece, si erano spostati durante l’incubazione cercando all’interno dell’uovo la temperatura ottimale (che per questa specie è di 27,9°C) e avevano così mantenuto un rapporto maschio-femmina di 1 a 1.

Una strategia per compensare gli effetti del cambiamento climatico nelle tartarughe?

Per gli autori della ricerca ciò significa che il comportamento termoregolatorio degli embrioni – cioè spostarsi nell’uovo per posizionarsi nel punto ideale, né troppo caldo né troppo freddo – permette alla specie di proteggersi dalle temperature estreme e di compensare gli effetti del cambiamento climatico, mantenendo un rapporto paritario tra i sessi. “Questo potrebbe spiegare come le specie di rettili con determinazione del sesso dipendente dalla temperatura siano riuscite a sopravvivere a periodi precedenti nella storia della Terra, quando le temperature erano molto più calde di quelle attuali”, ha spiegato Richard Shine della Macquarie University of Australia.

È indubbio, comunque, che la strategia di queste tartarughe abbia dei limiti: il gradiente all’interno dell’uovo potrebbe non essere sufficiente, l’embrione potrebbe essere troppo grande per muoversi oppure ancora troppo piccolo per aver sviluppato questa capacità. Infine, “il controllo dell’embrione sul proprio sesso potrebbe non essere sufficiente per proteggerlo dai cambiamenti climatici molto più rapidi attualmente causati dalle attività umane, che si prevede porteranno a una situazione grave in cui le nuove generazioni di rettili saranno prevalentemente femminili”. Come dire, insomma, che il movimento dell’embrione potrebbe sì giocare un ruolo nella determinazione del sesso, ma solo se le condizioni ambientali non sono poi così estreme.

Lo scetticismo intorno allo studio

C’è da dire, però, che le conclusioni tratte dal team cino-australiano stanno facendo discutere la comunità scientifica. Diversi esperti infatti contestano il disegno dello studio (ci sarebbero troppi fattori confondenti) e sono pertanto scettici sulle capacità dell’embrione ai primi stadi di sviluppo di spostarsi nell’uovo e che, se anche ne fosse capace, dovrebbe farlo almeno un paio di volte al giorno per contrastare anche solo l’escursione termica giornaliera.

Riferimenti: Current Biology

(Credits immagine: Ye et. al / Current Biology)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here